A Volte Ritornano

Gen
18

Momento breve e intenso.
Forse presa da nostalgia, ho ripreso in mano il mio blog, esiste ancora!
Non so perchè, non lo aprivo da anni da prima dell’incidente alla gamba, dell’infezione che mi ha mangiato parte della coscia, da prima del dolore fisico cronico, da prima del lutto per la morte di papà, da prima di tanti avvenimenti che mi avevano allontanata da questo blog, avevo tanto altro a cui pensare. Ma poi eccola, nostalgia canaglia e viene voglia di sfogliarele vecchie pagine, scritte anni fa e torna la voglia di scrivere qualcosa.

Nostalgia brutta bestia. Rieccomi qua e chi lo sa.

Bruxelles, andata e ritorno

Gen
18

Questa non è una vacanza, ma un CDV Ca.. di Viaggio.
Al tempo ero giovane, rampante e facevo il corriere, una delle pochissime donne fine anni 90 che si cimentava in questo lavoro e modestia a parte ero anche diventata bravina, tanto che ero tra gli espressi richiesti per consegnare pezzi speciali, sorvolerò sul nome delle ditte per privacy, ma capitavano prese e consegna in tutta Italia, in giornata, con urgenze. Quindi se una ditta si poteva permettere di prendere un autista, anche per una giornata, pagandolo a Chilometro, per consegne in giornata ovunque praticamente potessimo arrivare, capite che non erano proprio da due soldi. (bazzicavo zone come Maranello per lavoro, ho detto tutto).

Arriva una richiesta da una ditta di produzione Detersivi, di quelli che trovate al supermercato e vedete in tv come reclame ogni giorno, quindi pure questo clientino non da poco. Presa e consegna, no stop, fino a Bruxelles. Italia-Bruxelles e rientro, un viaggio troppo lungo per una persona sola e partiamo in due, io e un’amica anche lei corriere, lavoravamo per la stessa ditta, socie a delinquere da sempre. Fu un viaggio memorabile, andata via Traforo del monte bianco, con passaggio in Lussemburgo, Francia, ci davamo il cambio e riuscimmo a fare tutta una tirata. Non dimenticherò MAI la soste in Francia, un paesaggio da cartolina e il miraggio di autogrill (tipo autogrill) e caffeina.. peccato che era un edificio prefabbricato con solo distributori automatici, il loro caffè corto era tipo lungo annacquato nostro, ancora ci soffro, all’illusione alla vista “bar” e trovarmi questa schiera di macchinette con caffè che caffè non era. Tagliamo per la Germania e in piena notte la tragedia, complice il cartello autostradale abbattuto, ci perdiamo, in piena campagna tedesca, in mezzo al nulla cosmico. Che già capire i cartelli era arduo, impossibile da pronunciare se poi quello che cercavamo era in mezzo all’erba alta abbattuto il dramma.

Iniziamo a girare a vuoto, una due tre volte e alla fine notiamo un’auto che ci segue (ricordiamo che i navigatori a quel tempo erano ancora fantascienza, quindi ci si arrangiava con le cartine, piegate a fisarmonica, che una volta aperte era impossibile ripiegarle correttamente). Ecco, la fine, iniziamo a preoccuparci finchè non veniamo prima sorpassate e poi abbagliate stile cervi davanti a un faro. Era la polizia (POLIZEI) e per allora erano auto spaziali con pannello posteriore dove scrivevano gli avvisi, nel nostro caso c’era l’ordine di fermarsi. Accostiamo, scendono i due agenti e iniziano a parlare (a noi sembrava sbraitare ma si sa il tedesco com’è, sembra ti mandino affanc… anche solo quando ti salutano) capiscono che non parliamo la lingua. Da premettere giravamo con un furgone BLU DUCATO, quindi leggermente si notava, con una scritta enorme sul fianco del noleggio. Alla fine capiamo che vogliono i documenti, li diamo tutto in regola, ma i due non sono convinti e potevo immaginare i loro pensieri.

“Che minchia che fanno due donne, italiane, di notte, con un furgone, nel nulla cosmico a girare in tondo.”

a gesti fan capire che dovevamo aprire il retro, io scendo poso la mano sulla maniglia del portellone laterale e con la vista periferica noto che uno dei due si mette in guardia, mano sulla fondina. Eccallà questo mi spara… Apro, i due guardano, furgone VUOTO. Si guardano, ci guardano, si riguardano e li mi viene l’illuminazione, prendo la bolla di ritiro con l’indirizzo e la mappa a gesti indico la bolla, la mappa, la bolla e finalmente capiscono. Avevamo sto pacchettino da consegnare (un campione da test) ecco il furgone vuoto e che ci eravamo perse, ci hanno accompagnate fino all’ingresso della strada, col famoso cartello abbattuto, che hanno notato comprendendo come ci eravamo perse… Ancora, dopo oltre 20 anni, sento le risate di quei poliziotti, che si son fatti…

Dopo la delusione per il caffè francese, la disavventura notturna coi poliziotti tedeschi, arriviamo a meta, troviamo facilmente il posto, complice un benzinaio che parlava pure italiano. Siamo stanche e affamate e decidiamo di fermarci in centro a Bruxelles per mangiare qualcosa,volevamo vederla prima di ripartire ed è così che ci fermiamo in un enorme viale, tutto vetrine e negozi di lusso, troviamo una friggitoria di pollo che era le sette meraviglie e con un cestino a testa di coscette e alette fritte, ci sediamo fuori su una panchina, vista centro a degustare il nostro pasto. Senza sapere che sarebbe stata cena con spettacolo, arriva un’auto a tutta birra che sfreccia per il centro rischiando di investire gente, dietro la volante polizia, arriva volante dall’altra parte, auto fa inversione, bloccano la fuga, auto si ferma e quasi si schianta contro un muro, scende il tipo, polizia lo atterra. Il tutto con noi con in mano la coscetta che osservavamo a bocca aperta, ci mancava solo la sparatoria. Il Bello? La gente attorno che a mala pena ha guardato e proseguivano come nulla fosse nel loro shopping, passeggiata o quel che era.

Io e socia ci guardiamo in faccia, ancora con la coscetta in mano, impacchettiamo tutto, saltiamo in furgone e ripartiamo. Era decisamente ora di tornare a casa. Andata e ritorno 36 ore. A ripensarci oggi, fu il viaggio più epico mai fatto, meglio dell’inseguimento in Austria di un camion perché le ruote dietro del tir erano incendiate e il camionista non se n’era accorto, meglio della corsa a malpensa, stabilendo il record corriere casello casello (ricordiamo era la fine anni 90 i tutor non erano nemmeno ancora pensati), meglio dei viaggi in nave a sgombri, dove il secchio era il mio migliore amico e si vedevano scene assurde ma io ostinata continuavo ad andarci, meglio di tanti altri viaggi assurdi fatti nella mia giovinezza…

Ora la gente mi chiede perché io stia bene a casa.
Come dico sempre.. Ho già Dato!

Puglia, estate anni 80.

Gen
18

 

al tempo ero una bambina e tutte le estati andavamo in vacanza estiva in puglia, di cui i miei erano innamorati e pure io ancora la porto nel cuore. Al tempo possedevamo una “Aro” così si chiamava tipo, una jeep residuato bellico da deserto presa da amici che l’avevano usata più volte nel Sahara a far safari, con le panche al posto dei sedili dietro, non vi dico che catorcio, ma era bellissima, mio padre poi era fabbro e aveva rinforzato i paraurti, tanto che una volta prese stretta una curva in campagna, scivolò in un fosso e ne riemerse, non dopo aver spallato una recinzione intera di paletti cementati a terra con annessa rete.. ovviamente il paraurti nemmeno un graffio. Erano gli anni 80, tutto regolare al tempo.

 

I viaggi erano infiniti superavamo in discesa i tir che ci ricuperavano in salita suonando il clacson e per tutto il viaggio (13 ore circa) era così un salutarsi a ogni salita o discesa dell’autostrada a suon di grotteschi sorpassi. In Puglia ce ne son capitate tante, da una sorella che si insabbia e un gruppo di una decina di ragazzi pseudo culturisti sollevano questa jeep per spostarla (presumo tutti ora soffrano di ernia). All’anno in cui mio padre bevve acqua mista amuchina per sbaglio e al pronto soccorso “dov’è il paziente che s’è disinfettato lo stomaco?”.. o quando rischiammo, in piena notte di investire un “tronco” in mezzo alla Foresta Umbra, che si rivelò il culo di una vacca allo stato brado che muggendo ci osservò placida, come nulla fosse, aveva rischiato di finire macinato fresco (ricordate il famoso paraurti? Ecco immaginate cosa poteva fare a una mucca brada che perdeva tempo in mezzo alla strada, ma andò bene.) Insomma la Puglia ci ha regalato perle su perle di viaggi, ma il TOP lo raggiungemmo nel GARGANO.

 

Decidemmo di visitare le ISOLE TREMITI, prenotammo e la mattina andammo al punto di imbarco… un pontile scassato sulla spiaggia. Bene ma non benissimo e vediamo questa nave in lontananza che ovviamente, complice l’acqua bassa , non poteva attraccare, ma intervennero le barchette. Gusci di legno anteguerra, con motori che avevano visto tempi migliori, pilotati da signori che erano già alticci di mattina, questo avrà importanza verso la fine della storia, perché è lungi dal terminare. Tutto sommato il viaggio di andata fu tranquillo e arrivammo alle isole, visitammo la principale (non ricordo i nomi ero troppo piccola ed è passato tanto tempo) e prenotiamo un giro in motoscafo delle isole. Noi e altri, in tutto una decina di ignari turisti, saliamo e partiamo… da li iniziano le disavventure…

 

  1. Il mare inizia a essere mosso, ma figuriamoci se fermano il tour, mentre sopportavamo le onde sempre più alte, incrociamo un altro motoscafo, più grande, in rientro, le due imbarcazioni si accostano, i “capitani” parlottano poi come nonchalance.. Voi di qua voi di la. Si avete capito bene, in mezzo al mare, senza giubbotti di salvataggio che al tempo non erano obbligatori, giocammo ai pirati abbordando il motoscafo più grande e gli altri sul più piccolo, così si poteva finire il giro. Io ero una bambina mi divertii da matti, i miei credo persero dieci anni di vita.

 

  1. Al Rientro, con gli altri turisti andiamo al molo per l’imbarco e vediamo la nave arrivare e tentare l’attracco per almeno DIECI volte (dentro fuori, gira riprova, esci rientra riprova rigira), a livello che quando finalmente ce la fanno, dalla platea di turisti che prima scommettevano ridendo se era la volta buona, parte l’applauso, il capitano la prese malissimo, come l’equipaggio e ci caricarono stile bestiame “correre muoversi correre dentro muovetevi”, nemmeno controllarono chi imbarcavano buttavano su tutti quelli che volevano salire. Il Capitano era precario come equilibrio, aveva palesemente bevuto.

 

3.Le barchette. Ricordate? A terra ferma la nave non arrivava pertanto c’erano le barchette e se i tizi che le manovravano erano alticci la mattina, immaginate la sera al tramonto… Si immaginate bene sbronzi totali, si sentiva l’odore di alcol all’aria aperta, in mare. Caricano queste barchette col doppio delle persone all’andata, per far prima. Ci fu chi pregò, chi ringraziò qualche divinità quanto finalmente toccammo terra.

 

Dopo quell’anno non andammo più in puglia, spostando le ferie in zone altro trentine, vicino al confine con l’austria, lontanissimi dal mare. Ma Hey erano gli anni 80 un’altra epoca, ancora oggi rido su quelle che ai miei occhi erano avventure di bambina, ma comprendo appieno la scelta genitoriale di portare la prole e la loro pelle, in ferie altrove. Ricorderò sempre con amore Alberobello e i trulli, l’arco naturale del Gargano, la fiera del fischietto di Ostuni, la scalinata immensa di Santa Maria di Leuca, come non dimenticherò mai le disavventure, la Puglia mi è rimasta nel cuore, ma visitarla negli anni 80 era da temerari.

Quando il tuo mondo crolla come un terremoto.

Apr
23

Di solito cerco argomenti allegri, spassosi, curiosi, ma arriva anche il momento dove non c’è allegria, non c’è felicità, forse nemmeno speranza e sembra che tutto il mondo ti crolli addosso. Non che neghi le mie colpe, di quelle ne ho talmente tante che se dovessi far un elenco non so se riuscirei a finirlo, ma alla fine tutto si paga, con gli interessi e sono veramente pesanti.

Anni di trascuratezza, anni di letargia, tanto tempo passato chiusa nel mio mondo senza guardarmi nemmeno attorno con tutte le conseguenze che sono solitudine, sovrappeso, incapacità di socializzare; si perchè ultimamente non riesco proprio a socializzare e questo non fa altro che farmi sentire sola, mi manca quello sfogo, quella valvola di sicurezza che qualche amico in più potrebbe far sfogare il miscuglio di emozioni che mi divorano sempre di più. Emozioni opprimenti che ogni giorno sembrano ingigantirsi e dalle quali non so come sopportarle; probabilmente nella mia vita e mare di errori c’è sempre stato questo mio isolarmi dal resto del mondo e solo ora sono costretta ad affrontarlo, assieme ai problemi che mi sono creata e a quelli che si sono aggiunti, non per causa mia, ma che nell’insieme rendono l’esistenza quasi insopportabile.

Vi siete mai sentiti oppressi a tal punto da voler sol trovare una via di fuga per sfuggire a tutto, un luogo isolato dal mondo dove nulla, nessuno, nemmeno un suono può raggiungervi? Ecco è quello che vorrei io, un luogo lontano da tutto e da tutti, dove trovare silenzio assoluto e pace che non riesco a trovare in altri mondi, solo il sonno è quell’attimo di tregua dai pensieri, dai problemi da tutto, quell’attimo di oblio dove il cervello finalmente si spegne e tutto smette di vorticare; alle volte vorrei dormire in eterno, un sonno infinito da cui non staccarmi più, dove i sogni prendono il posto di quello che è il mondo reale che ti prende a schiaffi in ogni secondo della giornata.

Mi son sentita dire per anni, che era ora di farmi operare, d’affrontare il percorso bariatrico <in pratica la riduzione dello stomaco>, che ne avevo bisogno, era una necessità, era la mia unica strada sicura per perdere peso; peso accumulato per stress alla fin fine, il cibo era una sorta di attimo piacevole, un momento di pensieri assenti e papille gustative che, anche se per poco, annullavano tutto il resto. Mi decido, affronto la questione e? Niente finisco nell’oblio del “non sappiamo se puoi affrontarlo” in pratica mi son sentita dire per anni di farlo e quando mi decido mi mettono in attesa, tipo appesa per il collo ad aspettare il verdetto. Non che mi faccia male, stare a dieta, ma è stressante, ogni mese il controllo, l’attesa infinita di sapere se si decideranno o no a darmi questa possibilità, essere in balia di persone che “dicono” di sapere, di capire, di comprendere ma non credo che sappiano realmente quanto sia stressante l’attesa. Sapranno quanto è dura dopo, ma l’emotività che crea questa attesa è come una nube temporalesca che sta li, tuona, ma il temporale non si decide a scoppiare e tu attendi speranzoso che il tempo si decida.

Non parliamo della gamba, ormai è passato più di un anno da quando mi ammalai di Fascite necrotizzante <evitate di cercarla se non volete incubi> un batterio fetente e sconosciuto che ti divora le carni, unico modo per eliminarlo è che ti amputino la parte aggredita e come si dice via una fetta di culo vicino all’osso, nel mio caso di coscia. La cosa non sarebbe nemmeno tanto terribile, ne sono uscita viva, se non fosse per i nervi recisi. Oltre un anno di compagnia dolorosa dove le opzioni sono due o te la sopporti o ti fai passare la morfina e entri in quel paese della dolce morfina che già io che son asociale, già mi chiudo in me stessa, mi ci manca solo di lanciarmi in un limbo farmacologico che mi renderebbe fuori dal mondo, ora che il mondo lo inizio a vedere. Ma dopo oltre un anno di dolori cronici, che non si sa se e quando termineranno, inizia a essere una compagnia pesante, ci son giorni buoni e giorni meno buoni, se il tempo è brutto i giorni diventano pessimi; camminare e trovarsi che ogni passo sembra una coltellata ti sfinisce. Ogni singolo passo ed eccoli li i nervi che scaricano tutto il loro dolore lungo la gamba se va bene, verso la schiena quando va male e anche le cose più semplici della giornata diventano montagne da scalare, dolorose in ogni istante.

E questo posso anche dire che me la sono cercata, mi sono trascurata, con una forma di auto lesionismo non indifferente e già sarebbe abbastanza se non ci si mettesse il tempo, tempo che non ho, mi serve tempo per riparare anni di danni e ora è come vedere gli ultimi granelli di sabbia che cadono giù per la clessidra e ti ricordano che di tempo non ne hai poi così tanto per tornare a una vita anche solo minimamente normale. Fatico a badare a me stessa, ai miei problemi, alle mie visite che tra ospedali, psichiatra e compagnia bella sono continue, ma finisce che non sono la sola. Come si fa, ridotti fisicamente e mentalmente a uno straccio, depresso, isolato, con quella voglia di trovare solo un angolo silenzioso dove chiudersi e chiudere fuori tutto il mondo a ignorare tutto il resto?

Mamma sta come sta, ha i suoi problemi e possono solo peggiorare, papà sta sempre peggio. Medicine su medicine, visite su visite, corse in ospedale improvvise. Una mattina ti alzi e tutto va bene e non sai se arriverai a sera senza tragedie, crisi o problemi… o in alternativa, corse in ospedale per crisi improvvise, incidenti e ogni possibile sgambetto che la vita può riservare; perchè se qualcosa può andare storto, quando tutto va male, vai sicuro che andrà peggio. Ed eccomi li, in mezzo alla tempesta, che non so gestire, non riesco a gestire, mi perdo lungo la strada, la ritrovo e mi riperdo come in un labirinto ove sembri trovar la strada giusta e poi eccolo il vicolo cieco che ti costringe a guardarti  attorno e a chiederti dove sei.

Ho bisogno di una guida, mi sto perdendo e sto affogando sempre più in questo mare di problemi che non riesco a gestire tutti assieme, non vado in pezzi solo per gli anti depressivi, ma anche quelli mi tengono insieme quel tanto che basta per andare avanti. Vivere con l’ansia di ogni giorno, l’ansia del cosa succederà, cosa accadrà di disastroso, ogni mattina che apro gli occhi, che vorrei solo richiudere, rimpicciolire fino a sparire. Si oggi non riesco a scrivere di sciocchezze, di frivolezze, misteri e curiosità. Oggi non riesco a trovare qualcosa che mi distragga, anche scrivere mi fa male, male perchè ogni parola è una fitta di dolore che porta alle lacrime, che ormai ho versato a fiumi e non smettono di cadere; ogni punto, ogni virgola, ogni lettera è una fitta di dolore e la dove la voce si interrompe silenziosa, ecco che esiste la tastiera, più facile, più semplice scrivere, sfogare i pensieri, la mente, provare a svuotarla scaricando su una pagina bianca tutto l’oceano di problemi e tristezza con cui convivo.

Forse starò un po’ meglio dopo uno sfogo, forse domani ricomincerà il solito circolo vizioso dove bisogna alzarsi, mettersi una maschera del “va tutto bene non vi preoccupate” e andare avanti, quando invece interiormente ci si sente sgretolare, come tante crepe che si allargano, aumentano e stanno li pronte a sgretolarsi, attendono solo il momento per andare in pezzi definitivamente.

Il mio mondo fa schifo, io sicuramente non ho mai fatto molto per migliorarlo, ma ora sta veramente andando tutto in pezzi. Non vorrei poi molto, solo un po’ di tregua, che so già non avrò e mi rifugio nell’unico angolo di quiete, il sonno, l’unico momento ove tutto ha fine, almeno per qualche ora e dove la mente smette di vorticare senza meta.

Buonanotte.

Vita negli anni 80

Apr
15

Come si viveva negli anni 80?
Bhè intanto scordatevi i cellulare, internet, mp3, ipad, imac, pc ecc ecc ecc ecc
Non esistevano e allora come si faceva?

Gli acquisti
Niente Amazon e niente Ebay, si comprava tutto per corrispondenza sul Vespro e Postalmarket, in doppia edizione, una estiva primaverile e una autunno invernale. E al tempo era il primo approccio dei maschietti sul sesso, consumavano pagine su pagine della sezione intimo. Ve lo ricordate eh? Consumatori di Postalmarket. Contenevano di tutto, abiti, oggettistica, abbigliamento (dimentichiamo i terribili colori e le spalline da rugby) e pernicioso c’era l’angolo TECNOLOGICO! Una mini tv era già considerato il futuro assoluto, si sbavava come lumaconi sul Comodore 64, ma ne riparleremo.

 


 

Il Comodore 64
Era il sogno, il dio, l’oggetto più agognato della generazione, il primo “computer” aggeggio infernale che costava una svenata che con il “basic” si poteva programmare, si allora altro che html, vai di BASIC! Era un modo per programmare, ma tutti lo usavano per giocare, ma se oggi i giochi costano un occhio, al tempo erano su CASSETTE, non scherzo, CASSETTE <cosa sono? lo vedete sotto> e costavano poco, le trovavi in edicola.

Quando appunto dicevo cassette non scherzavo… CASSETTE!
Ognuna conteneva vari giochi e via si pixel sgranati a giocare!

 

 

 

 

 

 

 

 


 

Le Merendine… Che erano porche e straporche!

Le merendine di oggi fanno tenerezza.
Iniziamo con la mulino bianco… hanno abolito il SOLDINO e li andrebbero denunciati solo per questo, il tegolino era un bel blocco ora fa venire la tristezza. Ma la cosa migliore erano le SORPRESINE! Che venivano confezionate in scatoline tipo fiammiferi e tutti sognavamo di trovare le gommine che riproducevano le merendine. Poi Litri e litri di latte con nesquik, senza dimenticarsi quella cosa stranissima di nome Billy che spacciavano per aranciata, erano gli anni del “se non ha conservanti non fa bene” ci siamo ingozzati di coloranti e conservanti senza ritegno. Sopravvissuti? Cocca cola e estathè quelli sono rimasti immutati nel corso degli ultimi 40 anni. Resta che negli anni 80 le merendine erabno molto più Porche in ogni senso , dalle dimensioni ai sapori, ora tra no conservanti, no coloranti, no olio di palma, c’è da chiedersi se davvero siano naturali o abbiano sostituito tutto con cose chimiche sconosciute che fra 40 anni saranno abolite.


 

Ma quanto erano belle le Pubblicità?

Erano i tempi delle pubblicità divertenti, se oggi sbuffiamo, al tempo erano a dir poco divertenti. Per far capire la loro bellezza, allego qualche link di youtube, per capire quanto erano belle, uno deve vederle.
https://www.youtube.com/watch?v=FM_qy4QkGE0&list=PL9Gq3UB1hfv4D8Ba6FUHpm_hunXMoX4RC

Da godersele, un tuffo nei ricordi.

Fine prima parte del tuffo nei ricordi della mia infanzia!

Ma perché i Mici spopolano sui Social?

Mar
27

Causa forse della teoria per cui i padroni dei cani socializzano al parco, mentre quelli dei gatti lo fanno in Rete, negli ultimi anni Internet è stata letteralmente invasa da video, immagini e meme che hanno per protagonisti i gatti. Sono nate addirittura delle piccole celebrità, come il gatto Maru. Per chi non conoscesse questa piccola star felina, vi consigliamo di leggere l’articolo di The Vortex: “Gatto Maru, il felino star della rete”.

Sfruttando l’amore e le simpatie che attirano i piccoli amici pelosi e la proverbiale rivalità tra cani e gatti, lo scorso anno compagnia di telecomunicazioni inglese O2 aveva lanciato la campagna “BeMoreDog”. Uno spot virale che aveva per protagonista un gatto, che improvvisamente decideva di essere… più cane, il video è facilmente reperibile sul Tubo “BeMoreDog la campagna virale di O2”. Poiché le foto di questi tempi la fanno da padrona e i selfie sono la moda del momento, ecco l’app: “Cat Selfie”. Invoglia i vostri gatti a toccare lo schermo attraverso stimoli visivi, gli animali si scatteranno da soli un sacco di fotografie.

Per intrattenere il micio e renderlo un piccolo (e inconsapevole) artista ecco che nasce “Paint for Cats”: basta impostare la varietà cromatica preferita, poggiare il tablet sul tappeto e… lasciare che il gatto esprima la sua arte grazie alle impronte che lascerà sullo schermo mentre tenta di catturare il topolino virtuale. E per i gatti dal talento musicale? “Cat Piano” Una tastiera che al posto delle solite note… emette miagolii.


Insomma un vero business dedicato ai Gattofili, la rete è così inondata da gatti, gattini, micetti. Video, foto, meme ogni forma artistica che la rete offre è riproposta in forma felina; tra tanta offerta a cui si aggiungono gadget di ogni tipo, siamo letteralmente invasi dai gatti. Gatti ovunque, piovono letteralmente gattini da ogni parte possibile e immaginabile.

Ma dobbiamo ammetterlo. Alcuni sono veramente adorabili.

 

 

 

Mistero – Deep e Dark Web

Mar
27

Una cosa che mi ha sempre incuriosito, il Web, ma col tempo ecco che si scoprono cose impensabili, ovvero che la rete, come la conosciamo, è solo una punta. Il grafico renderà un’idea più o meno chiara di com’è composto il Web; va da se che non darò istruzioni su come accedervi, farlo è pericoloso, richiede cautela e protezioni varie, oltre all’uso di programmi e browser appositi. Senza contare che chiunque entri del Deep Web o nel più profondo Dark Net, rischia di finire tracciato e controllato.

Il Web è graficamente simile a un iceberg, la superficie emersa è il Web come lo conosciamo, poi si scende negli abissi, che sono più ampi e oscuri, più si va a fondo; qui si entra in un mondo fatto di mistero, siti e forum che offrono di tutto da armi a droghe a omicidi su commissione. Questo per descriverlo in maniera semplicistica; la valuta principale è il Bit Coin, ora mi pare sia valutato sui 500/600 dollaro a Bit Coin seppur nella parte profonda, la Dark Net, sia in uso, come moneta virtuale, la Dark Coin; tutti ovviamente non tracciabili. Per quanto il Deep Web, sia nato con propositi utili è diventato il terreno selvaggio di Hacker e ogni forma di illecito; segno che ogni cosa che nasce può essere mutata in qualcosa di pericoloso, non sono gli strumenti il pericolo, ma come vengono utilizzati. Anche la stessa Wikipedia da informazioni molto blande sul Deep Web e sulla Dark Web, accenna appena a Silk Road, tradotto in “via della Seta” un sito che offriva di tutto, dalle droghe alle armi, chiuso decine di volte e decine di volte riaperto, che ha fruttato milioni al suo creatore, attualmente in galera con condanna all’ergastolo, ma che ha dato il via a decine e decine di siti simili da Silk Road 2.0 a Silk Road 3.0 a tanti altri, tutti offrono servizi e prodotti illegali. Esiste pure una parte dedicata alle taglie, come trovarsi nel vecchio Far West con manifesto e taglia, che può aumentare, man mano che gli utenti aggiungono il loo contributo e il primo che posta la foto del “soggetto” morto, si prende il malloppo. Gente come Obama ha una taglia di svariati Bit Coin sulla sua vita. Non scenderò in altri dettagli ma ultima nota, il Deep Web è il parco giochi dei pedofili che sfruttano l’anonimato per passarsi materiale osceno.

La follia umana non ha limite.


Fonte Wikipedia.

Differenza tra Deep Web e Dark Web
Il Deep Web, Web Sommerso o Invisibile è quella parte del World Wide Web non indicizzata dai comuni motori di ricerca. Di questa categoria fanno quindi parte nuovi siti non ancora indicizzati, pagine web a contenuto dinamico, web software e siti privati aziendali. Il Dark Web è un sottoinsieme del Deep Web, solitamente irraggiungibile attraverso una normale connessione internet senza far uso di software particolari perché giacente su reti sovrapposte ad Internet chiamate genericamente “Darknet”. Le Darknet più comuni sono Tor, I2P e Freenet. L’accesso a queste reti avviene tramite software particolari che fanno da ponte tra Internet e la Darknet. Uno dei più famosi è Tor che, oltre a fornire accesso all’omonima rete, garantisce l’anonimato all’utente, permettendogli di navigare anonimamente anche sul normale World Wide Web da uno dei nodi della rete Tor. Le Darknet sono usate, in alcuni casi, per attività illegali: famoso è il caso di Silk Road, un sito di commercio elettronico sulla rete Tor che effettuava attività criminali.

Composizione
I documenti che fanno parte del Web invisibile possono essere suddivisi nelle seguenti categorie:

Contenuti dinamici: pagine web dinamiche, ovvero pagine Web il cui contenuto viene generato sul momento dal server, che possono essere richiamati solo compilando un form o a risposta di una particolare richiesta;
Pagine non collegate: pagine Web che non sono collegate a nessun altra pagina Web. Se l’accesso non è impedito da adeguate impostazioni di sicurezza, il motore indicizza la parent directory del sito, che contiene non solo le pagine visibili, ma tutto ciò che è caricato nel server ospitante;
Pagine ad accesso ristretto: siti che richiedono una registrazione o comunque limitano l’accesso alle loro pagine impedendo che i motori di ricerca possano accedervi;
script: pagine che possono essere raggiunte solo attraverso link realizzati in JavaScript o in Flash e che quindi richiedono procedure particolari;
Contenuti non di testo: file multimediali, archivi Usenet, documenti scritti in linguaggio non HTML, in particolare non collegati a tag testuali (tuttavia alcuni motori di ricerca come Google sono in grado di ricercare anche documenti di questo tipo);
Contenuti banditi dai comuni motori di ricerca perché illegali: di questa categoria fanno parte siti pedo-pornografico o snuff, commercio e produzione illegale di droghe e armi, siti sottoposti a censure governative, siti di warez e malware;
Software: certi contenuti sono nascosti intenzionalmente al normale Internet, e sono accessibili solo con software speciali, come Tor, I2P o altri darknet software. Per esempio Tor consente ai propri utenti di accedere anonimamente a siti che utilizzano il suffisso .onion, nascondendo il loro indirizzo IP.
Accesso al dark web
Per accedere al Web sommerso, un utente deve utilizzare link diretti, terminanti con .onion, o specifici motori di ricerca che raccolgono i siti esclusi dai motori di ricerca comuni e server DNS meno selettivi sui contenuti rispetto a quelli forniti da Google o dai provider di rete internet. Data la natura controversa di molti dei siti del deep web, i navigatori cercano di occultare la propria identità con programmi come Tor (The Onion Router) I2P e Freenet.

Mistero – Zampa di Elefante

Mar
27

L’oggetto più pericoloso al Mondo.

Nel seminterrato dell’Unità 4 della centrale nucleare di Chernobyl c’è un “elefante”. Lo hanno trovato gli operai che hanno dovuto pulire il reattore esploso il 26 aprile di 30 anni fa. La miscela tossica penetrata nel seminterrato dal nocciolo del reattore ha prodotto una massa gigantesca, formata dal combustibile radioattivo nucleare, da parti fuse del reattore e dai prodotti delle reazioni chimiche più disparate. Il risultato: un mostro a sette piedi nato dal cemento e dalla sabbia.

La miscela è definita Corium, dall’unione di ‘core’ (nucleo, in inglese) con il suffisso -ium della gran parte dei componenti chimici del composto. Il ‘piede di elefante’ di Chernobyl si trova nella parte inferiore del reattore, nel corridoio di areazione, è il più grande esemplare di corium esistente ed è una delle sostanze più tossiche mai viste sulla faccia della terra.
Le immagini del “piede di elefante” sono state scattate solo 10 anni dopo la fusione del reattore, perché scattarle prima avrebbe comportato la morte immediata a causa delle radiazioni. Nel 1986, infatti, è stata misurata la radiazione della massa, equivalente a 10.000 Röntgen all’ora. In condizioni normali, una dose di raggi Röntgen sprigiona circa 2 miliardi di coppie di ioni per centimetro cubo di aria.


Dopo appena due minuti trascorsi in prossimità del piede, le cellule umane collassano a tal punto da produrre emorragie. Dopo quattro minuti cominciano a manifestarsi diarrea, febbre e vomito, dopo 300 secondi di esposizione al soggetto restano 2 giorni di vita—Stare per 30 minuti nei pressi del “piede di elefante” equivale a sottoporsi a circa 500.000 radiografie. Nelle settimane successive al disastro, una delle più grandi sfide per le squadre di bonifica sovietiche era proprio quella di raggiungere le zone al di sotto del nocciolo dei reattori: la task force aveva tentato disperatamente di giungervi prima che la miscela tossica colasse nel terreno sottostante e raggiungesse le acque sotterranee.

L’immagine di un uomo che si trova pericolosamente vicino al piede di elefante ha girato su internet dalla fine degli anni ’90, ma solo nel 2013 un giornalista è riuscito a rintracciare la persona ritratta nella foto. Il reporter americano stava lavorando a un articolo sul piede di elefante quando è riuscito a scoprire la didascalia originale della foto. “Artur Korneev, vice direttore di Shelter Object, mentre osserva il flusso di lava del ‘piede di Elefante’, Chernobyl NPP. Fotografo: Sconosciuto, scatto del 1996,” c’era scritto.
Si è poi scoperto che Korneev era una grafia alternativa per Korneyev. Artur Korneyev era stato coinvolto nei lavori per la costruzione del sarcofago, un guscio di calcestruzzo, piombo e acciaio installato per proteggere i dintorni dalle radiazioni emesse dal corium. Ha trascorso più tempo di chiunque altro nella zona contaminata ed è stato esposto a un livello incredibile di radiazioni.


Oggi soffre di cataratta e molti altri problemi di salute, e gli è proibito rientrare nella zona contaminata. Tuttavia, è vivo. “Siamo stati pionieri”, ha detto il nativo kazako, ormai 65enne, al New York Times nel 2014. “Siamo sempre stati in prima linea.”

L’immagine dello scatto è disturbata e granulosa proprio a causa delle radiazioni impresse nella pellicola. Tra l’altro, dato che il resto delle immagini erano state scattate personalmente da Korneyev, nulla si sa della persona che era con lui nel corridoio di areazione del vapore—È probabile che Korneyev abbia ottenuto l’immagine che lo ritrae con un autoscatto. Il disastro nucleare di Chernobyl di 30 anni fa ha rilasciato 400 volte più radioattività della bomba atomica di Hiroshima, e ha contaminato un’area di 142.000 metri quadrati.
Ora, 30 anni dopo il disastro, il vecchio sarcofago è ormai guasto e deve essere sostituito con quello nuovo. Korneyev è coinvolto nella progettazione del nuovo sarcofago, che dovrebbe essere sostituito al vecchio alla fine del 2017: una sorta di Arca, costituita da 32.000 tonnellate di lastre in teflon per proteggere il nostro ambiente da ulteriori radiazioni. Ma nonostante gli anni di lotta contro le conseguenze del disastro, l’umorismo di Korneyev non è andato perso: “Le radiazioni sovietiche sono le migliori del mondo.” Lui è ormai noto per questo scherzo, che ripropone da oltre 20 anni.

Mistero – Le sorelle Sutherland

Mar
26

1882. Sotto la luce delle lampade a gas, nel sideshow del Barnum & Bailey Circus, si esibirono per la prima volta le Sorelle Sutherland. Erano sette, vestite di bianco, e cantavano in armonia accompagnate al pianoforte, accennando brevi passi di danza di fronte alla folla assiepata sotto il tendone. Per quanto belle fossero le loro voci, nessuno si aspettava il gran finale che le sette donne avevano in serbo: alla conclusione dell’ultimo numero, ecco che si girarono all’unisono, dando le spalle alla platea, e lasciarono cadere le loro chiome. Fino alle spalle… fino alle ginocchia… fino ai piedi… e ancora più giù, nella fossa d’orchestra. Le sette fluenti chiome, in totale, misuravano quasi 12 metri – la più lunga da sola superava i 2 metri e mezzo.
Per un secondo la folla rimase a bocca spalancata, prima di esplodere in un fragoroso applauso.

 

Le sorelle Sutherland erano figlie di un vagabondo del Vermont, Fletcher Sutherland, e di sua moglie Mary. Si chiamavano Sarah (nata nel 1851), Victoria (1853), Isabella (1855), Grace (1859), Naomi (1861), Dora (1863), e Mary (1865). Dalla madre Mary, appassionata di musica, le figlie appresero l’arte della melodia; nel 1867 però ella morì, e le ragazzine rimasero a carico del padre. Cresciute in drammatica povertà, evitate dagli abitanti di Cambria, NY, cittadina in cui risiedevano, le sorelle oltre ai rudimenti di bel canto avevano come unica particolarità i loro lunghi e nerissimi capelli. Nel tentativo di sfuggire alla fame, al padre venne l’idea di sfruttare le capigliature delle figlie per farle assumere nel circo più celebre dell’epoca.

Una volta scritturate, la vita delle sorelle cominciò finalmente ad apparire più rosea. Il loro show era molto apprezzato, ma il vero colpo di genio doveva ancora arrivare.
Nel 1885 Naomi sposò Henry Bailey, il nipote del coproprietario del circo. Seguendo il tipico modo di ragionare, cinico e concreto, di tutti gli impresari, Henry capì che le sorelle nascondevano un potenziale economico straordinario: certo, la musica e il canto andavano bene, ma fra il pubblico c’erano più uomini calvi che melomani.
Così Henry Bailey divenne il manager delle Sutherland e cominciò, alla fine di ogni spettacolo, a pubblicizzare una lozione per capelli. Secondo quanto raccontava, la ricetta segretissima era stata inventata dalla defunta madre delle sorelle, Mary, e stava alla base della miracolosa crescita delle loro chiome: le cascate di capelli delle sette artiste erano la prova vivente dell’efficacia del prodotto. La soluzione, venduta a 50 centesimi la bottiglia, era  composta da 56 per cento di acqua amamelide, 44 per cento acqua di colonia Bay Rum, un pizzico di sale, magnesio, e acido cloridrico.

La lozione The Seven Sutherland Sisters’ Hair Grower, brevettata nel 1890, si rivelò da subito un clamoroso successo, tanto che la gamma dei prodotti per capelli delle sorelle Sutherland si ampliò fino ad includere detergenti per il cuoio capelluto, pozioni antiforfora e tinture, tutti pubblicizzati da estenuanti tour che annunciavano, con la consueta fantasia, The Niagara of Curls, “il Niagara di ricci”.

Nel giro di quattro anni furono vendute due milioni e mezzo di bottiglie, per un fatturato di oltre tre milioni di dollari. Le sorelle Sutherland si ritrovarono di colpo ricche sfondate.
Ritornarono nella loro cittadina natale in pompa magna, e costruirono un’enorme villa in stile vittoriano proprio dove si trovava un tempo la povera e fatiscente baracca del padre. Le sette stanze da letto della nuova casa erano tutte equipaggiate con acqua corrente e sfarzosi bagni in marmo. Il grande serbatoio sul tetto che consentiva questo lusso veniva riempito quotidianamente dagli operai.
Erano finiti i tempi in cui le sorelle venivano evitate come la peste: ora che tutti facevano la corte a queste donne (e alla fortuna che avevano accumulato), esse cominciarono a prendersi qualche rivincita mantenendo orgogliosamente le distanze e ostentando comportamenti eccentrici. I loro cagnolini avevano guardaroba estivi e invernali, e quando uno di questi cuccioli moriva, le sorelle celebravano principeschi funerali con tanto di necrologi sul giornale locale. I cavalli della loro carrozza erano ferrati in oro. Alle cene di gala, non mancavano mai gli spettacoli di fuochi d’artificio.
Ma questo periodo di fastosa spensieratezza non era destinato a durare, perché una serie di sfortune e tragedie attendevano le sorelle Sutherland.

Per prima morì Naomi, moglie di Henry Bailey. Le sorelle accarezzarono l’idea di costruire un mausoleo da 30.000 dollari, ma il progetto venne abbandonato e infine il corpo di Naomi, dopo essere rimasto nella villa per alcune settimane, venne sepolto nel lotto di famiglia senza nemmeno una lapide.

Fra i vari cercatori di fortuna attirati dal patrimonio milionario delle Sutherland vi era anche Fredrick Castlemaine, un bellimbusto di 27 anni dal fascino irresistibile. Si pensava che ci fosse del tenero fra lui e Dora, ma Fredrick colse tutti di sorpresa sposando Isabella, di 40 anni. Quanto a bizzarrie, anche questo nuovo membro della famiglia non scherzava: pare che il suo passatempo preferito fosse sedersi sul portico della villa e sparare alle ruote dei carri che passavano; pagava poi laute somme di denaro ai contadini inferociti, per calmare la loro comprensibile rabbia.
Dipendente da oppio e morfina, Fredrick si tolse la vita nel 1897, mentre accompagnava le sorelle in una tournée promozionale.

Isabella portò a casa il corpo del marito, e lo depose nella stanza della musica dove venne rinchiuso in una bara con il coperchio di vetro: le sorelle si recavano giornalmente a rendere visita al cadavere, e improvvisavano piccoli spettacolini in cui cantavano all’unisono le canzoni preferite di Fredrick.
Passate diverse settimane, il dipartimento della sanità fu costretto a intervenire, e impose alle sorelle di seppellire il corpo. Fredrick venne inumato in un enorme mausoleo di granito, costato 10.000 dollari; ogni notte Isabella prendeva una lanterna e camminava per tre miglia fino al cimitero, per comunicare con il defunto marito.

Dopo due anni di lutto, Isabella cadde nuovamente nel mirino di un approfittatore. Si trattava questa volta di Alonzo Swain, di 16 anni più giovane di lei. Swain fomentò litigi e attriti fra Isabella e le altre sorelle, e infine riuscì a convincerla a lasciare la casa, vendere la sua parte di azioni dell’impresa di famiglia, e investirle in una nuova lozione che avrebbe fatto concorrenza alla famosa The Seven Sutherlands; ma questa avventura commerciale fallì miseramente. Alonzo scomparve, e Isabella morì in miseria.

Evidentemente la vicenda di Isabella non bastò come esempio: Victoria a quasi 50 anni sposò un ragazzo di soli 19 anni. Le altre sorelle, indignate dal suo comportamento, le tolsero la parola fino a quando non fu sul letto di morte.

Che fosse causata dal passaggio dall’estrema povertà ai fasti della ricchezza, oppure da una tara di famiglia, la follia cominciò in ogni caso a serpeggiare sempre più insistentemente fra le sorelle. Mary Sutherland doveva perfino essere rinchiusa nella sua stanza per lunghi periodi, a causa di violenti attacchi psicotici.

Anche la fortuna della celebre lozione per capelli stava tramontando: con l’avvento, negli anni ’20, delle acconciature femminili corte, l’interesse per le pozioni Sutherland svanì di colpo. Nel 1926, le tre sorelle rimaste (Mary, Grace e Dora) si recarono ad Hollywood per partecipare alla realizzazione di un film tratto dalle loro vite. Mentre si trovavano là, Dora restò uccisa in un incidente automobilistico. Il film fu annullato. Mary e Grace, ridotte sul lastrico, finirono i loro giorni nella stessa povertà che avevano conosciuto da bambine. Vendettero la villa, e morirono dimenticate da tutti. Pochi anni dopo che l’ultima delle sorelle Sutherland era stata sepolta, la grande casa prese fuoco, e non ne rimase altro che un cumulo di macerie fumanti.

La memoria della loro strana e tragica vicenda, però, non si spense in quel rogo: oggi, nelle aste online, una bottiglia di vetro contenente il coltivatore di capelli The Seven Sutherlands è quotata intorno ai 250 dollari.

 

Fonte: Bizzarro Bazar

Rappresentanti luce/gas/acqua, come ti frego stavolta.

Set
29

 

rlsAvevo già parlato tempo addietro dei “Rappresentanti” enel energia e dei loro sistemi di truffa con cui avvicinavano utenti ignari per rifilargli contratti vincolanti a prezzi maggiorati rispetto a quelli di altre compagnie. Sul gruppo Facebook di Nonantola sono state poi tante le segnalazioni di questi elementi e le zone battute, una sorta di tam tam collettivo per aiutarsi a difendersi da questi sciacalli. Ma a quanto pare si sono EVOLUTI, come le scimmie son scesi dagli alberi e hanno inventato nuovi stratagemmi e idee per avvicinare gli utenti e imbrogliarli senza alcuna remora.

Per chi si fosse perso l’articolo su Enel Energia lo trovate di seguito.
http://catastrofico.altervista.org/attenzione-rappresentanti-enel/

Due giorni fa suona il Citofono. Una ragazza giovane carina al chiederle chi è risponde allegramente “Sono del gas devo controllare i consumi” alchè mi PUZZA e non poco le manca il classico giubbottino giallo  o arancio catarifrangente e ha una 24 ore invece del lettore in mano alchè le chiedo se doveva controllare i contatori. Risposta vaga “No sulla bolletta, noi controlliamo i consumi così”.

E Sti Grandissimi… uccelli.

Le rispondo secca che noi non mostriamo le fatture a nessuno, prova un po’ a insistere ma capisce che sta sbattendo contro un muro granitico e se ne va borbottando incavolata. Ecco il nuovo sistema non si spacciano più per Enel o altro ma richiedono di “controllare i consumi” ovviamente se uno non chiede e li scambia per i soliti controlli dei contatori, non oso immaginare come si incollino se riescono poco poco a entrare in casa, soprattutto di persone anziane.

Da questo al vedere finti operatori in giacchetto arancio o giallo il passo è breve.
Quindi NON APRITE MAI a questa gente, fatevi mostrare SEMPRE il CARTELLINO DI RICONOSCIMENTO e rammentate che chi prende i numeri del contatore ha sempre un lettore digitale dove inserirli e nessuna valigetta. Se hanno una valigetta è piena di contratti scartoffie e ogni fregatura possibile, ma la cosa più importante è NON MOSTRARE MAI LE FATTURE DI LUCE GAS ACQUA. Queste contengono i vostri dati personali e chiunque può copiarli mentre finge di leggere e aprire poi nuovi contratti senza che voi lo sappiate finchè non è tardi e vi trovate allacciati a una nuova fornitura. Per staccarsi poi son dolori non piccoli, anche dimostrare la truffa.

Vigilate gente, vigilate sempre.