Archive for the ‘Catastrofi Naturali’ Category

Viaggiare in Italia?

Mag
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Da una conversazione Skype di alcuni giorni fa.

Ciccio “Allora la verrai ben a visitare Napoli? Ti faccio da cicerone, vedrai è bellissima la città”

Io “Senti Ciccio, ho alle spalle 3 terremoti, 2 uragani, 1 inondazione… e SECONDO TE io metto piede in una città vista vulcano sul mare? Si così mi faccio un’eruzione vulcanica in diretta, pioggia di lapilli che non fa mai male e uno tsunami giusto per gradire un po’ di frescura dopo la calura.”

Ciccio “Mi sa che lo prendo per un no.”

Io “Si chiama sopravvivenza e non sfidare la sfiga.”

Obiettivo: Prendere le catastrofi con Ironia.
Completato!

Mappina delle catastrofi

Mag
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Ovviamente non è precisissima, visto che alcune zone se ne son fatte di multiple.
Tra Terremoti, Alluvioni, Grandine eccezionale e Tornadi…
Ecco la situazione di Modena e della bassa.

Mappina

30 Aprile 2014 – Nonantola

Mag
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Nonantola ridente? Non credo, cittadina al limite tra Modena e l’inizio della bassa Modenese. Un paesino fin ora graziato da terremoti, grandinate, inondazioni che hanno colpito come un bombardamento tutti i comuni limitrofi, graziando questo piccolo quanto storico paese. Almeno fino al 30 Aprile, quando un uragano ha deciso che questo paese doveva aver la sua botta di distruzione e ha colpito con la forza di un’esplosione.

Era il primo pomeriggio e si faceva la spesa, in previsione del Primo Maggio poi il vento, poi la grandine e infine eccolo… Il Tornado. Si era in coda alla cassa quando s’è visto passare il tornado, così vicino, così distruttivo, momenti dove è mancato il respiro. Da un lato chi era esaltato e col telefonino riprendeva tutto dall’altro chi era agghiacciato… io ero tra gli agghiacciati che già stava cercando di capire dove quel mostro formato dai venti stava seminando la sua distruzione.
Era troppo vicino.
Un vero TORNADO che si scatenava, sfumava e riformava e con lui la Grandine che come una Sassaiola distruggeva tutto quello che trovava come una scarica di proiettili.

La corsa a casa appena sembrava tutto tranquillo poi il terrore… la BOSCH “oil control” la ditta più grande della zona, che da lavoro a centinaia di operai, colpita in pieno già si vocifera di distruzione. Una sorella lavora li, e mentre corro a controllare il nostro capannone, vicino alla zona colpita tiro dritto per cercare appunto mia sorella tra le centinaia di dipendenti in evacuazione. Non c’è, telefonini che non vanno e quanto finalmente prendo la linea, scopro che è a Modena al sicuro.

Passa l’ansia ma resta quel senso di impotenza e disperazione che ormai aleggia un po’ ovunque, nella “ridente” Bassa modenese, un tempo forse, ormai è la catastrofica bassa. L’ultimo uragano ha costretto a ricordare, ricordare gli ultimi 5 anni, anni assurdi, puntellati da continue catastrofi e in mezzo la rabbia.
Una RABBIA pronta a esplodere, verso un’Italia che strumentalizza l’informazione e nasconde quanto stia soffrendo questo piccolo fazzoletto di terra che è Modena.

Articoli e Video
dalla Gazzetta di Modena Online
http://video.gelocal.it/gazzettadimodena/dossier/tornado-tra-nonantola-e-castelfranco-paura-e-danni/campazzo-di-nonantola-case-e-capannoni-scoperchiati-e-abbattuti/29416/29614

Foto varie Nonantola e Bosch distrutta.
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Remember della grandine

Mag
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Come se non bastasse tutto questo la Grandine, gioia e dolore della Bassa, un appuntamento pressoché annuale fisso. Tanto per citare qualche data e foto allegate. Anche questa è una calamità naturale che distrugge gli alberi da frutto con le loro gemme o i giovani frutti dando bastonate uniche all’agricoltura. Spacca tetti, vetri e tutto quello che colpisce.

Quelle sotto elencate sono solo alcune date e articoli, di una cosa che per noi è purtroppo la NORMALITA’… giusto per rendersi conto quanto queste zone sopportano e quanto vengono sempre ignorate.

1 Marzo 2014 – Modena
“Un violento nubrifragio si è abbattuto intorno alle 17,45 su Modena, A macchia di leopardo oltre alla pioggia ha fatto la propria comparsa anche la Grandine. Particolarmente abbondante la grandine, di piccoledimensioni, nella zona di San Faustino e di via Vignolese. «Situazione decisamente  inconsueta per marzo» commenta il meteorologo Luca Lombroso”
Fonte Gazzetta di Modena Online

4 Maggio 2013 – Carpi – Modena Est – Bolognese
Prima a Carpi, poi verso Modena nella zona Ovest, attraverso la città fino ad Est e via verso Bologna, prendendo dentro Castelfranco per poi rilanciare in direzione della Bassa e abbattersi su San Martino Spino.

Una tempesta senza precedenti recenti nella storia della nostra provincia, iniziata con una forte grandinata per poi arrivare ad essere, in uscita dal nostro territorio, anche una tromba d’aria. Un’ora di ordinaria follia in balia del maltempo dove si è temuto potessero esserci danni ben peggiori.

I cielo ha cominciato a rannuvolarsi su Carpi in modo preoccupante prima delle 16, e da lì a poco le strade si sono praticamente imbiancate: chicchi grandi e intensi per alcuni minuti, un vero e proprio nubifragio violento che si è abbattuto nella zona del carpigiana ed è avanzato verso Modena toccando anche la zona di Soliera e Campogalliano.

A Modena i primi ad accorgersi di quanto stava accadendo sono stati i residenti della zona Ovest, quartieri Madonnina e Villaggio Giardino: cielo nero e perturbazione anche in questo caso violenta. Le strade si sono viste imbiancate da una coltre bianca ghiacciata mentre il temporale avanzava inesorabile seguendo l’asse Ovest-Est.

Nemmeno il centro della città è stato risparmiato, poi il maltempo si è abbattuto inesorabile procedendo verso Bologna. Ed è lì che la grandine ha smesso di fare danni, passando il testimone ad una ben più incredibile tromba d’aria che ha coinvolto i comuni della cintura, da Castelfranco, fino alla Bassa, abbattendosi soprattutto nella zona di San Martino Spino.

Tornando alla grandine, in città si sono avuti i danni maggiori soprattutto lungo le tangenziali e l’autostrada.

L’abbattersi violento della grandine  ha portato le auto a rallentare, prima, e a fermarsi definitivamente, dopo, per almeno una decina di minuti senza avere la possibilità di muovere il veicolo. Inevitabile la corsa a cercare riparo, soprattutto in autostrada nel tratto di competenza di Modena Nord, sotto i cavalcavia, creando anche situazioni di pericolo perché tutti volevano mettere al sicuro la propria auto. 

Dalle persone che in quell’ora, tra le 16 e le 17, erano in giro a piedi, sono arrivate diverse chiamate al 118: passanti che sono stati colpiti da chicchi pesanti, soprattutto sul capo e sugli occhi: nessuna però è rimasta ferita in modo grave e sono bastate piccole medicazioni. 

E, finita la tempesta, è cominciata la coda per cercare di accedere il prima possibile ai finanziamenti per ripagare i danni subiti.

Le assicurazioni sono state tempestate di chiamate per “aprire” le denunce, ma le prime auto si sono già presentate nelle carrozzerie di Modena e da chi sostituisce i cristalli in pochi minuti: col week end davanti, diversi proprietari delle macchine che soprattutto in tangenziale sono state danneggiate, complice la maggiore velocità e l’assenza di ripari come alberi e palazzi, hanno preferito corre subito ai ripari. Dopo quell’ora di ordinaria follia.”
Fonte Gazzetta di Modena Online

5 Maggio 2013 – Castel Franco
“Verso le 18 di venerdì si sono ritrovati spontaneamente in un centinaio: cento persone su cento auto, tutte in pacifico e rassegnato sit-in lungo la via Emilia est. Non stava per scattare un magico happy hour, si trattava invece di una richiesta di soccorso contro le mitragliate sparate dal cielo. Carglass, il famoso centro per la riparazione e la sostituzione dei vetri degli automezzi è stato preso d’assalto. E non è una frase di routine. Come spiegano gli stessi addetti ai lavori «davanti all’officina c’era il pienone, le telefonate erano continue. Domenica dobbiamo venire a lavorare, non possiamo fare diversamente: apertura straordinaria per fare fronte alle richieste. Un centinaio anche sabato, poi ci sono tutte le prenotazioni per i prossimi interventi». Insomma auto in ospedale, casi d’urgenza subito in sala operatoria, telefono del Carglass come il Cup. Non “fratture” multiple, nella maggior parte dei casi: la grandine, o meglio le uova ghiacciate sparate dal cielo hanno spaccato o il parabrezza o il lunotto. Quanto alle carrozzerie, alcune vetture portate per il cambio del parabrezza avevano anche classici avvallamenti sul cofano o sul tettuccio. Servizio completo dunque e chiamate, appuntamenti, preventivi dai carrozzai di fiducia. I danni alle strutture, cioè alle case, agli edifici, in città si sono limitati a vetrate, lucernari, balconi e vasi rotti, rami spezzati. Grande lavoro da venerdì per le compagnie d’assicurazione, sia per le auto che per gli immobili. Numerose venerdì le chiamate al 118 per contusioni. Non è andata bene a chi è stato sorpreso in scooter durante la furia della grandinata. «Per fortuna che sono rimasto in equilibrio e ho accostato, mi sono fermato subito- racconta un giovane – perché è stato come se mi avessero tirato un sasso in fronte, come una martellata. Ero stordito e stavo per rovesciarmi».”
Fonte Gazzetta di Modena Online

29 Gennaio 2014 – Bassa Modenese

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Non passa un anno dal Tornado e due dal doppio terremoto.
Modena e la Bassa ancora devono riprendersi dal tracollo dovuto alle catastrofi. La gente ormai ha l’abitudine di controllare i siti di sismografia e alzare un occhio al cielo quando le nuvole minacciano di colpire di nuovo. Ma stavolta è un nemico ben più Subdolo a colpire la Bassa modenese, già in ginocchio per il Sisma di appena due anni prima.

Come ci si sente quando la terra ti tradisce, il cielo ti tradisce e ora anche i fiumi, che da sempre scorrono opulenti per le campagne, tradiscono? Inermi, in balia della corrente, incapaci di reagire se non osservare tutto svanire tra i flutti. Bomporto e la Bassa modenese sommersi… Bomporto piccola cittadina ad appena 6/7 km da casa. La mia terra, una terra che non smette di venir martirizzata. Il peggio è il silenzio dei grandi giornali nazionali e dei TG. Ancora una volta Modena e le sue piccole grandi catastrofi vengono dimenticate come se fossero piccolezze, eppure le immagini fanno ben capire l’enormità del problema e della disperazione.

Leggiamo dalla stampa Online.
Piccoli stralci degli unici giornali che ci hanno considerati.

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“Alluvione a Modena, si contano i danni: colpiti otto comuni e 1.800 aziende

Due paesi della Bassa sott’acqua per più di 48 ore. Sono ancora 190 gli sfollati. Il disastro dove ci fu il terremoto del 2012. Nasce il sito “Alluvionati e incazzati”
 

ANSA

II volontari del centro soccorso animali il pettirosso di Modena traggono in salvo i cani e i gatti rimasti nelle case del centro alluvionato del comune di Bastiglia in provincia di Modena, lo scorso 21 gennaio 2014

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Diecimila ettari di territorio allagati, due paesi – Bastiglia e Bomporto -, sott’acqua per più di 48 ore, otto comuni colpiti, 1.800 imprese danneggiate. E’ il bilancio ancora provvisorio, perché la vera conta dei danni arriverà solo quando la gente avrà finito di spalare il fango da abitazioni e aziende, dell’alluvione che si è abbattuta sulla Bassa modenese dieci giorni fa. Era domenica di primo mattino quando un argine del fiume Secchia all’altezza del Passo dell’Uccellino, pochi chilometri a nord di Modena, ha ceduto sotto l’urto dell’onda di piena: una falla provocata da tane di volpi o di tassi (questa la prima spiegazione ufficiale fornita dall’Aipo, Agenzia del Po, ndr), che in poche ore si è trasformata in una voragine di 80 metri, da dove l’acqua si è rovesciata su campagne e centri abitati. 

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A dare un’idea approssimativa di quel che è successo, ci sono anche i dati contenuti nel rapporto sull’alluvione presentato ai ministri Delrio e Orlando: l’area colpita si estende per oltre 30 chilometri in linea d’aria, migliaia di persone hanno dovuto lasciare la loro casa nell’immediatezza dell’esondazione, mentre almeno duemila sono rimaste intrappolate nei piani alti dei centri di Bastiglia e Bomporto, e 190 sono tuttora sfollate, ospiti perlopiù di alberghi. Per far fronte all’emergenza sono stati impiegati 176 vigili del fuoco, che hanno compiuto 764 interventi di soccorso urgente e 907 salvataggi di persone, oltre 110 interventi con mezzi aerei. 

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A complicare le cose, la drammatica circostanza che il disastro si è abbattuto su zone già flagellate dal terremoto del 2012 (come Camposanto e Medolla, ma soprattutto San Felice e Finale Emilia). Lo ha sottolineato oggi anche il presidente della regione Emilia Romagna Vasco Errani, che già nei giorni scorsi aveva chiesto lo stato d’emergenza: “Non stiamo parlando di un’alluvione, stiamo parlando di un’emergenza che si sovrappone purtroppo a un terremoto. Ora dobbiamo affrontare il percorso attraverso cui ottenere quello che per noi è assolutamente indispensabile, vale a dire il riconoscimento di tutti i danni. Valuteremo anche la fiscalità di vantaggio”. C’è anche da capire come l’argine lungo un tratto rettilineo di fiume abbia potuto sbriciolarsi in quel modo: al di là della spiegazione dell’Aipo, una commissione scientifica formata dalla regione indagherà sulle cause del cedimento, poi si penserà a “mettere in sicurezza definitivamente quel nodo idraulico” (si parla di 19 milioni di investimenti su cui è arrivata una risposta dal ministro Orlando) mentre fra gli abitanti cresce la rabbia. 

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Qui nessuno crede veramente all’ipotesi delle tane, quanto alla trascuratezza nella manutenzione degli argini, come dimostra il profilo Facebook “Alluvionati e incazzati”, che in pochi giorni ha raccolto quasi 19mila mi piace alla parola d’ordine, oppure l’iniziativa delle associazioni consumatori e di alcuni legali, che stanno valutando una class action e invitano i cittadini a fotografare scrupolosamente i danni subiti. Una risposta sullo stato degli argini è arrivata dalla Protezione civile: l’ultimo intervento di manutenzione sull’argine che ha ceduto risale allo scorso 5 dicembre.  

Intanto la regione ha aperto un sito internet dedicato e, sempre online, sono disponibili i moduli per i risarcimenti. L’acqua è defluita da Bastiglia e Bomporto, le idrovore hanno quasi terminato il loro lavoro nelle campagne di San Felice e Finale, ma resta il problema dello smaltimento dei rifiuti. Martedì è nevicato, e per le prossime 36 ore c’è un allerta pioggia intensa per le zone appenniniche dei fiumi Secchia e Panaro e per le pianure di Modena e Reggio. “

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3 Maggio 2013 – Castelfranco Emilia

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Dai Quotidiani.
“Il tornado di media intensità ha seguito una direzione est/nord-est da Castelfranco Emilia, passando dalle zone del terremoto del maggio 2012 fino a lambire le zone del ferrarese. Secondo Coldiretti sono circa un milione di euro i danni alle coltivazioni. Ci sono anche famiglie sfollate. Grandine con chicchi grandi come noci a Modena”

E Ancora
“E’ come un altro terremoto”. Il sindaco di Mirandola, Maino Benatti, arriva di corsa nella frazione di San Martino Spina dove la tromba d’aria che ieri pomeriggio ha colpito la pianura padana ha fatto i danni maggiori. Feriti, case scoperchiate, campi e coltivazioni devastate, alberi sradicati, danni per centinaia di migliaia di euro, ancora una volta, nelle stesse zone del terremoto del maggio 2012.

Il governatore Vasco Errani ha raggiunto la zona di Mirandola assieme al direttore della protezione Civile, Maurizio Mainetti: “Un conteggio definitivo lo avremo tra poche ore”, poi la conferma che i feriti tra la zona del modenese, del bolognese e del ferrarese dove è passato il tornado sono 11 di cui sei portati precauzionalmente in ospedale: nessuno grave, quasi tutti colpiti da calcinacci o oggetti trasportati dal vento, oltre a due persone colpite da malore.”

Castelfranco Emilia
Maggio 2012 a un anno dal terremoto.
Il Primo tornado, allora non lo sapevo, ma oggi si, ve ne sarebbero stati altri. Una cosa impensabile, vista solo nei film colpisce la piccola cittadina di Castelfranco a 6 km da casa mia.

Altra piccola tragedia dimenticata dai Mass media
nessuno se n’è interessato, eppure quel piccolo fazzoletto di terra, che è Modena con la Bassa Modenese ne aveva ancora ben lungi prima di smettere di soffrire.

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20 Maggio 2012 – Nonantola

Mag
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Ero ormai a Casa da 3 anni.
tre anni passati a superare traumi accumulati che tra l’abbandono del mio convivente e il terremoto che non aveva semplificato nulla.. l’Aquila ha tormentato il mio sonno per anni. Ma poi la vita continua una volta che recuperi quel poco che riesci del passato spezzato, dei ricordi. Il peluche di quando eri piccola, qualche foto, qualche oggetto giusto per non dimenticare che si è esistiti anche prima e che la vita era normale.

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Ecco cosa fa il terremoto ti toglie la normalità dell’esistere, la semplice routine. Il piacere di piccole cose che scopri quanto ti mancano solo quando non le hai più e il senso di smarrimento che non ti abbandona mai. Ed eccomi a casa in provincia di Modena, dove iniziavo nuovamente a sentirmi al sicuro. Nella falsa convinzione che ero a casa al sicuro, dove nulla e nessuno potesse farmi male. Un’estranea però nel mio mondo ritrovato, parlare di quello che avevo passato? Dei miei incubi? delle mie paure? Era quasi impossibile chi non ha visto, sentito o patito la disperazione di una catastrofe non capisce e ti osserva come un alieno.

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Ma a quanto pare era destino che nella notte del 20 Maggio io mi svegliassi urlando la dove gli incubi dell’aquila si mescolarono risvegliandosi assieme al terremoto che ha distrutto la bassa modenese. E da quella notte non fui più un alieno ma qualcuno che vedeva nei volti delle altre persone gli stessi sguardi smarriti, feriti e terrorizzati che già avevo visto. Da un lato mi fece sentire finalmente capita, dall’altro dovetti rifare i conti con la terra che si ribellava, urlava e tremava spaccando tutto quello che era la nostra vita.

Anche allora fui fortunata.
La casa resse, non ci furono danni gravi ma la disperazione era la stessa, la dove il terremoto aveva distrutto senza pietà. Solo un assaggio di quello che ci aspettava. Passano i giorni e la gente inizia a rialzarsi dalla polvere, a rivedere e riprendere le proprie vite.

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I Mass Media ci ignorano, siamo solo una notizia di mezzo e scarso interesse, la dove dedicavano tanto tempo alle catastrofi altrove, il Modenese e le zone limitrofe colpite erano di poco conto. Noi NON FACCIAMO NOTIZIA. E oltre al danno la beffa, di un’Italia che ci ignora, finge che non sia successo nulla e a mala pena ci aiutano a riprenderci. Ma si sa che il destino è beffardo e sarà che dopo due terremoti il mio istinto in merito di era molto affinato. Ho passato giorni a passare per visionaria mentre mi guardavo attorno come un animale in gabbia e dicevo ai miei che non era finita… non era finita….
Me lo dicevano i miei sogni, il mio sonno, il mio istinto in allerta.

il 29 Maggio non servì altro e il secondo terremoto di Modena, terzo della mia vita, colpì nuovamente come uno schiaffo distruggendo quel poco che era rimasto in piedi dopo il primo sisma.

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Anche qui scrissi al tempo alcune righe.  Le riporto a Imperitura memoria di quei momenti agghiaccianti, scrivere aiutava a sfogare.

Modena, Primavera 2012.
Ero tornata a casa, la mia vera casa, la mia terra da tre anni ormai, le paure affrontate e ancora lavoravo su me stessa, la mia vita rimessa faticosamente insieme e finalmente riuscivo a dormire la notte. Stavo tornando alla normalità lottando con ogni briciola di me stessa contro la Paura, atavica, lontana e sempre presente paura. Della Bassa Modenese, di Nonantola, amavo in fondo tutto: dalle zanzare al caldo umido, dalle nebbie invernali alla brina o come diciamo noi “galaverna” che ogni mattina si attaccava a ogni superficie esterna coprendola con un gelido manto di ghiaccio candido. Dal piccolo paesotto di provincia alla ridente e opulenta cittadina dove nuovo e vecchio si fondono in un miscuglio un po’ disomogeneo ma che in fondo amavo in ogni sfaccettature. Si amavo e amo tutt’ora ma me ne sono resa conto solo la Notte del 20 Maggio 2012, quando i miei incubi ricorrenti che da tre anni mi perseguitavano, seppur con minore intensità, divenne reale.

Notte, ore 4.04
E’ stato un dejavu. Dormivo stavolta, sogni tranquilli e sonno sereno quando il terremoto mi ha colpita per la seconda volta nella mia vita. In 33 anni eccolo un secondo terrificante sisma e mi sveglio urlando. Urlo con quanto fiato ho in gola, nella paura del dormiveglia, il mio corpo sapeva già cosa stava succedendo, il mio istinto ha riconosciuto subito il terremoto, ancor prima che la mente si snebbiasse dal sonno e la ragione prendesse il controllo. I miei incubi diventano reali, il mio passato mi ha seguito fin qui, nella calma e opulenta bassa modenese. Urla che richiamano i miei genitori che arrivano di corsa, terrorizzati anche loro dal terremoto ma ancora di più dalle mie urla, consapevoli di cosa significassero.

Quando finalmente mi si snebbia la mente e ricomincio a ragionare, riprendo il controllo, ma solo dopo un lungo pianto liberatorio e tutto ricomincia come un film che viene riavvolto e rivisto fotogramma dopo fotogramma. Ma sono ancora fortunata, Nonantola, così come Modena, è in buona parte salva, la casa non ha una crepa, mentre a poche manciate di km la bassa modenese crolla su sè stessa e la storia si ripete dopo tre anni, spezzando nuove vite, nuovi paesi, ma gli occhi son sempre gli stessi e io nel mio egoismo mi consolo. Tre anni dove chiunque mi osservava incredulo, dove potevo parlare solo con la terapeuta senza essere vista come un’aliena, dove tutti minimizzavano dicendo “passerà, su devi andare avanti, su non serve aver paura” Parole vuote che mi avevano chiusa in me stessa impedendomi di esternare il dolore che avevo soffocato nel petto. Un dolore che quella notte venne esorcizzato.

Ora tutti capivano cosa provavo, ma sopratutto io ero una delle poche che capiva le paure insane, folli o impensabili, che colpivano le vittime di un terremoto. Ma qualcosa non andava, non ancora, mi sentivo come un animale in gabbia, come non mancavo di spiegare a mia madre, facendole preparare la valigia d’emergenza, spostare le cose di primaria necessità in macchina. Avevo un pensiero continuo. “Non è Finita.” Me lo sentivo in ogni briciola del mio animo e del mio corpo, l’irrequietezza che si prova prima d’un temporale e ancora non mi capivano ma per quietarmi fece la valigia e caricammo tutto in macchina. Chiamiamolo istinto, percezione o solo paura, non so cosa fosse ma venne esorcizzata definitivamente il 29 Maggio del 2012, quando il secondo sisma distrusse Cavezzo.

Quel giorno sorrisi, un sorriso amaro, triste e liberatorio.
“E’ Finita.”

La mia anima aveva ritrovato un barlume di Pace, la notte continua a farmi paura, ma so che ora, tutti noi, possiamo solo convivere con la paura e andare avanti e lentamente riavremo le nostre vite, ma il prezzo in dolore e sofferenza chiederà sempre il suo terribile tributo, che tutti noi dovremo pagare. Il Terremoto ti risucchia l’anima e quando te la restituisce è per sempre ferita.”

TERREMOTO IN EMILIA ROMAGNA

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SISMA EMILIA: NUOVE SCOSSE, PAURA E 12 VITTIME

6 Aprile 2009 – Vita tra le Catastrofi

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Quando albeggiano i 35 anni e ti guardi indietro contando non una ma ben 6 catastrofi passate, viste o sfiorate.. qualche domanda una inizia a farsele. Soprattutto se tutto le volte si riesce a uscirne più o mano in piedi a leccarsi le ferite.

Andiamo per gradi.

Era il 2009 quando vivevo all’Aquila, allora convivevo e mi ero trasferita da Modena a quella piccola e medievale città incastonata nell’appenino Abruzzese. Si c’era da combattere con la nostalgia ma in fono quei luoghi mi piacevano e dopo qualche anno iniziavo a sentirli un po’ come la mia nuova casa. Quando si cambia regione e vita servono anni per adattarsi al nuovo ambiente.

Sorvolerò sulla mia vita li, non è di vitale importanza, ma tutto cambio nella notte del 6 Aprile del 2009, mi pare fosse il Week end delle Palme, la città era semi deserta, molti studenti erano partiti insomma un calmo week end prima di pasqua. Ma così non fu. Allego qui quello che scrissi al tempo, quando fresca del terribile terremoto che spezzò centinaia di vite e distrusse la mia, intesa come vita normale, stravolgendola. temo che non riuscirei mai a ritrovare le stesse parole con lo stesso sentimento di allora.

Aquila 5 Aprile 2009 Domenica sera, una giornata come tante, lui rientra a casa verso le 21.30, dopo un pomeriggio con gli amici mangiamo; una bella serata in fondo e il giorno dopo saremmo rimasti a casa, i turni permettevano uno di quei rari lunedì mattina a crogiolarsi nel piumone invece di dover andare al lavoro; in fondo all’Aquila fa ancora freddo e la primavera è gelida. Il martedì sapevo sarebbe arrivato mio padre, da Modena, a trovarmi e i progetti per sistemargli la camera dove ospitarlo, dove portarlo, che monumenti vedere si sprecavano, insomma una domenica come tante, con tante cose da fare, pensare e preparare e il lunedì sarebbe stato all’insegna dell’organizzazione, la spesa, il letto da rifare, la casa da pulire i piatti da lavare.. insomma la normalissima vita quotidiana.. Se c’era tempo un giro dai vicini a fare 4 chiacchiere.

Ecco la mia vita fino a quella fatidica notte. Facciamo tardi, il giorno dopo si stava a letto e non c’era fretta di dormire, sono circa e 3.30 di notte era il 6 Aprile 2009. Mi dico “salvo e spengo il pc” avevo appena letto del terremoto in Emilia, si quella notte ironia volle che ci fosse stata anche una scossa in emilia, ero turbata visto che da noi erano settimane che piccole scosse tormentavano la nostra vita, avevo chiamato mia mamma, per sincerarmi stesse bene, era notte ma volevo esserne sicura, sentita la sua voce mi tranquillizzai… bene, ora di dormire.

La normalità finì pochi attimi dopo.

Tutto iniziò con il boato, mentre nella mia mente si insinuava l’idea d’andare a dormire, eccolo quel suono lontano, come un enorme camion che si avvicina, ma noi stavamo in un paesino in montagna li non ci sono strade dove questi possano passare, il cagnolino e i gatti erano scomparsi e fu l’inizio di tutto. Il boato divenne sempre più forte ed ecco i primi tremori, in principio sembra impossibile come volino i pensieri umani, ma quando sei li in balia della natura che si scatena, questi galoppano come il vento. “Uffa un’altra Scossa” ecco il primo ingenuo pensiero, ma la terra non si ferma ed eccolo il Sisma che ha distrutto l’Aquila che mi investe senza pietà. La casa sembrava contorcersi, alzarsi o camminare era impossibile: I libri cadevano e poco dopo la piccola libreria sopra la scrivania mi colpisce, resto bloccata su quella stessa poltrona dove cinque minuti prima avevo telefonato e dove pensavo d’alzarmi per andare a dormire. Cinque minuti prima tutto era normale ed ora ero in balia della casa che si contorceva, del muro davanti a me che si spezzava con una breccia che mi permetteva di vedere la stanza accanto. Ogni movimento impossibile mentre venivo colpita da libri e pezzi della piccola libreria.

E infine venne il buio, l’ultima visione fu quello che era il mio compagno d’allora, un solo sguardo, il mio terrore riflesso nei suoi occhi e la stessa consapevolezza, poi il buio. Tutto divenne buio e tutto quello che rimase a farci compagnia era il boato, il tremore e la casa che sembrava sul punto di spezzarsi… Un solo pensiero “siamo morti”

Quando quella consapevolezza mi aveva ormai permeata, tutto finì come era iniziato. La terra smise di tremare e la luce rilluminò casa; eravamo ancora vivi. All’esterno non vediamo danni, pochissimi i calcinacci a terra, insomma tanta paura ma sembrava che di veri danni non ce ne fossero, ci sentiamo fortunati, il paese ha retto al terremoto… Quanto ci sbagliavamo. Escono i vicini, escono tutti dalle loro case e ci dirigiamo alla piazza a 50 metri circa da casa, appena svoltiamo l’angolo qualcosa non va, ecco i primi calcinacci e più siamo vicini alla piazza più i danni aumentano. La realtà ci colpisce come uno schiaffo, il paese era spezzato in due, un crinale intatto uno devastato, il lato che dava sull’Aquila ridotto a una maceria e dalla vallata sotto di noi, dal nostro piccolo paese ferito in cima alla montagna, echeggiavano gli urli, i crolli e i suoni della grande città distrutta.

Avanziamo ancora, vediamo finalmente la piazzetta e con lei la chiesa, come nei peggiori film di guerra, sembrava bombardata e le sue macerie sparse ovunque, la fortuna di segue, nessun ferito i nostri compaesani erano tutti vivi, anche quelli rimasti bloccati e liberati dai vicini che a mani nude hanno spostato le macerie seguendo le urla di coloro intrappolati.

L’Aquila è agonizzante, ferita nel profondo da un terremoto che l’ha spezzata. Ci rifugiamo nelle macchine, accendiamo un fuoco in piazza e stiamo tutti vicini, cerchiamo di ripararci dal freddo come possiamo, la paura continua parallela alle scosse che tornano a tormentarci senza lasciarci dormire, anche se scomodi, nelle nostre auto. Siamo ancora fortunati, le nostre macchine sono tra quelle illese, nonostante una fosse proprio vicina alla chiesa distrutta.. non si sa per quale scherzo, nessuna pietra l’ha colpita. Ci attacchiamo ai telefoni a cercare di comunicare col mondo, ma siamo isolati e comunicare coi nostri cari diventa impossibile, non sappiamo come stanno e loro non possono trovarci, alla paura si aggiunge la terribile angoscia dell’attesa. Ore a provare e ritentare coi cellulari, fin quando non si riusciva a prendere la linea; richiamo mia madre in provincia di Modena, mi sentivo così stupida, un’ora prima mi preoccupavo per lei e ora ero io colpita da ciò che non può essere previsto, il terremoto. “Non preoccuparti sto bene” ecco cosa le dico, lei non sapeva ancora nulla ma prima di spiegarle la rassicuravo, non volevo lo sapesse dai telegiornali o altri la chiamassero per dirglielo e trovando le linee intasate vivesse la mia stessa angoscia dell’attesa di qualche notizia dei suoi cari. Ogni telefonata rivivevo il momento del racconto, della paura, del terrore, una pugnalata nel petto accompagnata da quelle scosse che ancora continuavano.

La lunga notte, non credo d’averne mai passate di così infinite.

Molti non dormono, e come si fa il terremoto non ci abbandona, siamo di notte con le luci dei lampioni e aspettiamo l’alba, che arriva gelida e dura, come un calcio nello stomaco, solo ora vediamo i veri danni, non solo la chiesa, ma mezzo paese distrutto; ci attacchiamo alle radio per sapere qualcosa di più… PAGANICA l’epicentro a soli sei km da noi, ancora la fortuna che ci sorride in fondo, interi paesi distrutti e noi così vicini ancora vivi.

La frase più sciocca l’ho detta verso le 7 del mattino. Riesco a chiamare mio padre “Papà… temo non potrai scendere, dobbiamo rinviare” Come se la sua visita avesse importanza in quel momento. Che sciocca. Ma al momento era l’unica cosa che mi venne da dire.

Da qui in poi è storia. I telegiornali ne parlano, parlano dei soccorsi in arrivo, parlano degli aiuti, parlano parlano parlano… Noi silenziosi ci rialziamo come fantasmi dalla polvere, quella non ci abbandona un attimo: la respiriamo, la assaggiamo ed è un sapore che non riusciamo a toglierci di bocca. I primi contatti umani li abbiamo con le pattuglie che salgono e controllano. “Siete fortunati a star tutti bene l’Aquila è spezzata.. dobbiamo occuparci dei dispersi pazientate arriveremo da voi.” Eravamo i fortunati e quindi ultimi della lista, stavamo bene era normale, nessuno se ne lamenta e torniamo ad attendere. Dopo 12 ore sapevamo chi c’era e chi no… noi? Ancora fortunati la famiglia salva. Iniziano ad apparire come funghi i campi d’accoglienza, la macchina umanitaria si era mossa.

Il resto sono pagine da quotidiano o servizi del telegiornale. Centinaia di vite spezzate e un’intera città e i suoi paesi distrutti, ma non c’è lieto fine, almeno non per me. Due mesi dopo lui mi lascia e sono sola in una città spezzata dal terremoto e con la famiglia lontana e prendo la mia decisione. Tornare a MODENA. Era il Giugno del 2009.”

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