Bruxelles, andata e ritorno

Gen
18

Questa non è una vacanza, ma un CDV Ca.. di Viaggio.
Al tempo ero giovane, rampante e facevo il corriere, una delle pochissime donne fine anni 90 che si cimentava in questo lavoro e modestia a parte ero anche diventata bravina, tanto che ero tra gli espressi richiesti per consegnare pezzi speciali, sorvolerò sul nome delle ditte per privacy, ma capitavano prese e consegna in tutta Italia, in giornata, con urgenze. Quindi se una ditta si poteva permettere di prendere un autista, anche per una giornata, pagandolo a Chilometro, per consegne in giornata ovunque praticamente potessimo arrivare, capite che non erano proprio da due soldi. (bazzicavo zone come Maranello per lavoro, ho detto tutto).

Arriva una richiesta da una ditta di produzione Detersivi, di quelli che trovate al supermercato e vedete in tv come reclame ogni giorno, quindi pure questo clientino non da poco. Presa e consegna, no stop, fino a Bruxelles. Italia-Bruxelles e rientro, un viaggio troppo lungo per una persona sola e partiamo in due, io e un’amica anche lei corriere, lavoravamo per la stessa ditta, socie a delinquere da sempre. Fu un viaggio memorabile, andata via Traforo del monte bianco, con passaggio in Lussemburgo, Francia, ci davamo il cambio e riuscimmo a fare tutta una tirata. Non dimenticherò MAI la soste in Francia, un paesaggio da cartolina e il miraggio di autogrill (tipo autogrill) e caffeina.. peccato che era un edificio prefabbricato con solo distributori automatici, il loro caffè corto era tipo lungo annacquato nostro, ancora ci soffro, all’illusione alla vista “bar” e trovarmi questa schiera di macchinette con caffè che caffè non era. Tagliamo per la Germania e in piena notte la tragedia, complice il cartello autostradale abbattuto, ci perdiamo, in piena campagna tedesca, in mezzo al nulla cosmico. Che già capire i cartelli era arduo, impossibile da pronunciare se poi quello che cercavamo era in mezzo all’erba alta abbattuto il dramma.

Iniziamo a girare a vuoto, una due tre volte e alla fine notiamo un’auto che ci segue (ricordiamo che i navigatori a quel tempo erano ancora fantascienza, quindi ci si arrangiava con le cartine, piegate a fisarmonica, che una volta aperte era impossibile ripiegarle correttamente). Ecco, la fine, iniziamo a preoccuparci finchè non veniamo prima sorpassate e poi abbagliate stile cervi davanti a un faro. Era la polizia (POLIZEI) e per allora erano auto spaziali con pannello posteriore dove scrivevano gli avvisi, nel nostro caso c’era l’ordine di fermarsi. Accostiamo, scendono i due agenti e iniziano a parlare (a noi sembrava sbraitare ma si sa il tedesco com’è, sembra ti mandino affanc… anche solo quando ti salutano) capiscono che non parliamo la lingua. Da premettere giravamo con un furgone BLU DUCATO, quindi leggermente si notava, con una scritta enorme sul fianco del noleggio. Alla fine capiamo che vogliono i documenti, li diamo tutto in regola, ma i due non sono convinti e potevo immaginare i loro pensieri.

“Che minchia che fanno due donne, italiane, di notte, con un furgone, nel nulla cosmico a girare in tondo.”

a gesti fan capire che dovevamo aprire il retro, io scendo poso la mano sulla maniglia del portellone laterale e con la vista periferica noto che uno dei due si mette in guardia, mano sulla fondina. Eccallà questo mi spara… Apro, i due guardano, furgone VUOTO. Si guardano, ci guardano, si riguardano e li mi viene l’illuminazione, prendo la bolla di ritiro con l’indirizzo e la mappa a gesti indico la bolla, la mappa, la bolla e finalmente capiscono. Avevamo sto pacchettino da consegnare (un campione da test) ecco il furgone vuoto e che ci eravamo perse, ci hanno accompagnate fino all’ingresso della strada, col famoso cartello abbattuto, che hanno notato comprendendo come ci eravamo perse… Ancora, dopo oltre 20 anni, sento le risate di quei poliziotti, che si son fatti…

Dopo la delusione per il caffè francese, la disavventura notturna coi poliziotti tedeschi, arriviamo a meta, troviamo facilmente il posto, complice un benzinaio che parlava pure italiano. Siamo stanche e affamate e decidiamo di fermarci in centro a Bruxelles per mangiare qualcosa,volevamo vederla prima di ripartire ed è così che ci fermiamo in un enorme viale, tutto vetrine e negozi di lusso, troviamo una friggitoria di pollo che era le sette meraviglie e con un cestino a testa di coscette e alette fritte, ci sediamo fuori su una panchina, vista centro a degustare il nostro pasto. Senza sapere che sarebbe stata cena con spettacolo, arriva un’auto a tutta birra che sfreccia per il centro rischiando di investire gente, dietro la volante polizia, arriva volante dall’altra parte, auto fa inversione, bloccano la fuga, auto si ferma e quasi si schianta contro un muro, scende il tipo, polizia lo atterra. Il tutto con noi con in mano la coscetta che osservavamo a bocca aperta, ci mancava solo la sparatoria. Il Bello? La gente attorno che a mala pena ha guardato e proseguivano come nulla fosse nel loro shopping, passeggiata o quel che era.

Io e socia ci guardiamo in faccia, ancora con la coscetta in mano, impacchettiamo tutto, saltiamo in furgone e ripartiamo. Era decisamente ora di tornare a casa. Andata e ritorno 36 ore. A ripensarci oggi, fu il viaggio più epico mai fatto, meglio dell’inseguimento in Austria di un camion perché le ruote dietro del tir erano incendiate e il camionista non se n’era accorto, meglio della corsa a malpensa, stabilendo il record corriere casello casello (ricordiamo era la fine anni 90 i tutor non erano nemmeno ancora pensati), meglio dei viaggi in nave a sgombri, dove il secchio era il mio migliore amico e si vedevano scene assurde ma io ostinata continuavo ad andarci, meglio di tanti altri viaggi assurdi fatti nella mia giovinezza…

Ora la gente mi chiede perché io stia bene a casa.
Come dico sempre.. Ho già Dato!

 

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