Archive for Gennaio, 2023

A Volte Ritornano

Gen
18

Momento breve e intenso.
Forse presa da nostalgia, ho ripreso in mano il mio blog, esiste ancora!
Non so perchè, non lo aprivo da anni da prima dell’incidente alla gamba, dell’infezione che mi ha mangiato parte della coscia, da prima del dolore fisico cronico, da prima del lutto per la morte di papà, da prima di tanti avvenimenti che mi avevano allontanata da questo blog, avevo tanto altro a cui pensare. Ma poi eccola, nostalgia canaglia e viene voglia di sfogliarele vecchie pagine, scritte anni fa e torna la voglia di scrivere qualcosa.

Nostalgia brutta bestia. Rieccomi qua e chi lo sa.

Bruxelles, andata e ritorno

Gen
18

Questa non è una vacanza, ma un CDV Ca.. di Viaggio.
Al tempo ero giovane, rampante e facevo il corriere, una delle pochissime donne fine anni 90 che si cimentava in questo lavoro e modestia a parte ero anche diventata bravina, tanto che ero tra gli espressi richiesti per consegnare pezzi speciali, sorvolerò sul nome delle ditte per privacy, ma capitavano prese e consegna in tutta Italia, in giornata, con urgenze. Quindi se una ditta si poteva permettere di prendere un autista, anche per una giornata, pagandolo a Chilometro, per consegne in giornata ovunque praticamente potessimo arrivare, capite che non erano proprio da due soldi. (bazzicavo zone come Maranello per lavoro, ho detto tutto).

Arriva una richiesta da una ditta di produzione Detersivi, di quelli che trovate al supermercato e vedete in tv come reclame ogni giorno, quindi pure questo clientino non da poco. Presa e consegna, no stop, fino a Bruxelles. Italia-Bruxelles e rientro, un viaggio troppo lungo per una persona sola e partiamo in due, io e un’amica anche lei corriere, lavoravamo per la stessa ditta, socie a delinquere da sempre. Fu un viaggio memorabile, andata via Traforo del monte bianco, con passaggio in Lussemburgo, Francia, ci davamo il cambio e riuscimmo a fare tutta una tirata. Non dimenticherò MAI la soste in Francia, un paesaggio da cartolina e il miraggio di autogrill (tipo autogrill) e caffeina.. peccato che era un edificio prefabbricato con solo distributori automatici, il loro caffè corto era tipo lungo annacquato nostro, ancora ci soffro, all’illusione alla vista “bar” e trovarmi questa schiera di macchinette con caffè che caffè non era. Tagliamo per la Germania e in piena notte la tragedia, complice il cartello autostradale abbattuto, ci perdiamo, in piena campagna tedesca, in mezzo al nulla cosmico. Che già capire i cartelli era arduo, impossibile da pronunciare se poi quello che cercavamo era in mezzo all’erba alta abbattuto il dramma.

Iniziamo a girare a vuoto, una due tre volte e alla fine notiamo un’auto che ci segue (ricordiamo che i navigatori a quel tempo erano ancora fantascienza, quindi ci si arrangiava con le cartine, piegate a fisarmonica, che una volta aperte era impossibile ripiegarle correttamente). Ecco, la fine, iniziamo a preoccuparci finchè non veniamo prima sorpassate e poi abbagliate stile cervi davanti a un faro. Era la polizia (POLIZEI) e per allora erano auto spaziali con pannello posteriore dove scrivevano gli avvisi, nel nostro caso c’era l’ordine di fermarsi. Accostiamo, scendono i due agenti e iniziano a parlare (a noi sembrava sbraitare ma si sa il tedesco com’è, sembra ti mandino affanc… anche solo quando ti salutano) capiscono che non parliamo la lingua. Da premettere giravamo con un furgone BLU DUCATO, quindi leggermente si notava, con una scritta enorme sul fianco del noleggio. Alla fine capiamo che vogliono i documenti, li diamo tutto in regola, ma i due non sono convinti e potevo immaginare i loro pensieri.

“Che minchia che fanno due donne, italiane, di notte, con un furgone, nel nulla cosmico a girare in tondo.”

a gesti fan capire che dovevamo aprire il retro, io scendo poso la mano sulla maniglia del portellone laterale e con la vista periferica noto che uno dei due si mette in guardia, mano sulla fondina. Eccallà questo mi spara… Apro, i due guardano, furgone VUOTO. Si guardano, ci guardano, si riguardano e li mi viene l’illuminazione, prendo la bolla di ritiro con l’indirizzo e la mappa a gesti indico la bolla, la mappa, la bolla e finalmente capiscono. Avevamo sto pacchettino da consegnare (un campione da test) ecco il furgone vuoto e che ci eravamo perse, ci hanno accompagnate fino all’ingresso della strada, col famoso cartello abbattuto, che hanno notato comprendendo come ci eravamo perse… Ancora, dopo oltre 20 anni, sento le risate di quei poliziotti, che si son fatti…

Dopo la delusione per il caffè francese, la disavventura notturna coi poliziotti tedeschi, arriviamo a meta, troviamo facilmente il posto, complice un benzinaio che parlava pure italiano. Siamo stanche e affamate e decidiamo di fermarci in centro a Bruxelles per mangiare qualcosa,volevamo vederla prima di ripartire ed è così che ci fermiamo in un enorme viale, tutto vetrine e negozi di lusso, troviamo una friggitoria di pollo che era le sette meraviglie e con un cestino a testa di coscette e alette fritte, ci sediamo fuori su una panchina, vista centro a degustare il nostro pasto. Senza sapere che sarebbe stata cena con spettacolo, arriva un’auto a tutta birra che sfreccia per il centro rischiando di investire gente, dietro la volante polizia, arriva volante dall’altra parte, auto fa inversione, bloccano la fuga, auto si ferma e quasi si schianta contro un muro, scende il tipo, polizia lo atterra. Il tutto con noi con in mano la coscetta che osservavamo a bocca aperta, ci mancava solo la sparatoria. Il Bello? La gente attorno che a mala pena ha guardato e proseguivano come nulla fosse nel loro shopping, passeggiata o quel che era.

Io e socia ci guardiamo in faccia, ancora con la coscetta in mano, impacchettiamo tutto, saltiamo in furgone e ripartiamo. Era decisamente ora di tornare a casa. Andata e ritorno 36 ore. A ripensarci oggi, fu il viaggio più epico mai fatto, meglio dell’inseguimento in Austria di un camion perché le ruote dietro del tir erano incendiate e il camionista non se n’era accorto, meglio della corsa a malpensa, stabilendo il record corriere casello casello (ricordiamo era la fine anni 90 i tutor non erano nemmeno ancora pensati), meglio dei viaggi in nave a sgombri, dove il secchio era il mio migliore amico e si vedevano scene assurde ma io ostinata continuavo ad andarci, meglio di tanti altri viaggi assurdi fatti nella mia giovinezza…

Ora la gente mi chiede perché io stia bene a casa.
Come dico sempre.. Ho già Dato!

Puglia, estate anni 80.

Gen
18

 

al tempo ero una bambina e tutte le estati andavamo in vacanza estiva in puglia, di cui i miei erano innamorati e pure io ancora la porto nel cuore. Al tempo possedevamo una “Aro” così si chiamava tipo, una jeep residuato bellico da deserto presa da amici che l’avevano usata più volte nel Sahara a far safari, con le panche al posto dei sedili dietro, non vi dico che catorcio, ma era bellissima, mio padre poi era fabbro e aveva rinforzato i paraurti, tanto che una volta prese stretta una curva in campagna, scivolò in un fosso e ne riemerse, non dopo aver spallato una recinzione intera di paletti cementati a terra con annessa rete.. ovviamente il paraurti nemmeno un graffio. Erano gli anni 80, tutto regolare al tempo.

 

I viaggi erano infiniti superavamo in discesa i tir che ci ricuperavano in salita suonando il clacson e per tutto il viaggio (13 ore circa) era così un salutarsi a ogni salita o discesa dell’autostrada a suon di grotteschi sorpassi. In Puglia ce ne son capitate tante, da una sorella che si insabbia e un gruppo di una decina di ragazzi pseudo culturisti sollevano questa jeep per spostarla (presumo tutti ora soffrano di ernia). All’anno in cui mio padre bevve acqua mista amuchina per sbaglio e al pronto soccorso “dov’è il paziente che s’è disinfettato lo stomaco?”.. o quando rischiammo, in piena notte di investire un “tronco” in mezzo alla Foresta Umbra, che si rivelò il culo di una vacca allo stato brado che muggendo ci osservò placida, come nulla fosse, aveva rischiato di finire macinato fresco (ricordate il famoso paraurti? Ecco immaginate cosa poteva fare a una mucca brada che perdeva tempo in mezzo alla strada, ma andò bene.) Insomma la Puglia ci ha regalato perle su perle di viaggi, ma il TOP lo raggiungemmo nel GARGANO.

 

Decidemmo di visitare le ISOLE TREMITI, prenotammo e la mattina andammo al punto di imbarco… un pontile scassato sulla spiaggia. Bene ma non benissimo e vediamo questa nave in lontananza che ovviamente, complice l’acqua bassa , non poteva attraccare, ma intervennero le barchette. Gusci di legno anteguerra, con motori che avevano visto tempi migliori, pilotati da signori che erano già alticci di mattina, questo avrà importanza verso la fine della storia, perché è lungi dal terminare. Tutto sommato il viaggio di andata fu tranquillo e arrivammo alle isole, visitammo la principale (non ricordo i nomi ero troppo piccola ed è passato tanto tempo) e prenotiamo un giro in motoscafo delle isole. Noi e altri, in tutto una decina di ignari turisti, saliamo e partiamo… da li iniziano le disavventure…

 

  1. Il mare inizia a essere mosso, ma figuriamoci se fermano il tour, mentre sopportavamo le onde sempre più alte, incrociamo un altro motoscafo, più grande, in rientro, le due imbarcazioni si accostano, i “capitani” parlottano poi come nonchalance.. Voi di qua voi di la. Si avete capito bene, in mezzo al mare, senza giubbotti di salvataggio che al tempo non erano obbligatori, giocammo ai pirati abbordando il motoscafo più grande e gli altri sul più piccolo, così si poteva finire il giro. Io ero una bambina mi divertii da matti, i miei credo persero dieci anni di vita.

 

  1. Al Rientro, con gli altri turisti andiamo al molo per l’imbarco e vediamo la nave arrivare e tentare l’attracco per almeno DIECI volte (dentro fuori, gira riprova, esci rientra riprova rigira), a livello che quando finalmente ce la fanno, dalla platea di turisti che prima scommettevano ridendo se era la volta buona, parte l’applauso, il capitano la prese malissimo, come l’equipaggio e ci caricarono stile bestiame “correre muoversi correre dentro muovetevi”, nemmeno controllarono chi imbarcavano buttavano su tutti quelli che volevano salire. Il Capitano era precario come equilibrio, aveva palesemente bevuto.

 

3.Le barchette. Ricordate? A terra ferma la nave non arrivava pertanto c’erano le barchette e se i tizi che le manovravano erano alticci la mattina, immaginate la sera al tramonto… Si immaginate bene sbronzi totali, si sentiva l’odore di alcol all’aria aperta, in mare. Caricano queste barchette col doppio delle persone all’andata, per far prima. Ci fu chi pregò, chi ringraziò qualche divinità quanto finalmente toccammo terra.

 

Dopo quell’anno non andammo più in puglia, spostando le ferie in zone altro trentine, vicino al confine con l’austria, lontanissimi dal mare. Ma Hey erano gli anni 80 un’altra epoca, ancora oggi rido su quelle che ai miei occhi erano avventure di bambina, ma comprendo appieno la scelta genitoriale di portare la prole e la loro pelle, in ferie altrove. Ricorderò sempre con amore Alberobello e i trulli, l’arco naturale del Gargano, la fiera del fischietto di Ostuni, la scalinata immensa di Santa Maria di Leuca, come non dimenticherò mai le disavventure, la Puglia mi è rimasta nel cuore, ma visitarla negli anni 80 era da temerari.