Quando il tuo mondo crolla come un terremoto.

Apr
23

Di solito cerco argomenti allegri, spassosi, curiosi, ma arriva anche il momento dove non c’è allegria, non c’è felicità, forse nemmeno speranza e sembra che tutto il mondo ti crolli addosso. Non che neghi le mie colpe, di quelle ne ho talmente tante che se dovessi far un elenco non so se riuscirei a finirlo, ma alla fine tutto si paga, con gli interessi e sono veramente pesanti.

Anni di trascuratezza, anni di letargia, tanto tempo passato chiusa nel mio mondo senza guardarmi nemmeno attorno con tutte le conseguenze che sono solitudine, sovrappeso, incapacità di socializzare; si perchè ultimamente non riesco proprio a socializzare e questo non fa altro che farmi sentire sola, mi manca quello sfogo, quella valvola di sicurezza che qualche amico in più potrebbe far sfogare il miscuglio di emozioni che mi divorano sempre di più. Emozioni opprimenti che ogni giorno sembrano ingigantirsi e dalle quali non so come sopportarle; probabilmente nella mia vita e mare di errori c’è sempre stato questo mio isolarmi dal resto del mondo e solo ora sono costretta ad affrontarlo, assieme ai problemi che mi sono creata e a quelli che si sono aggiunti, non per causa mia, ma che nell’insieme rendono l’esistenza quasi insopportabile.

Vi siete mai sentiti oppressi a tal punto da voler sol trovare una via di fuga per sfuggire a tutto, un luogo isolato dal mondo dove nulla, nessuno, nemmeno un suono può raggiungervi? Ecco è quello che vorrei io, un luogo lontano da tutto e da tutti, dove trovare silenzio assoluto e pace che non riesco a trovare in altri mondi, solo il sonno è quell’attimo di tregua dai pensieri, dai problemi da tutto, quell’attimo di oblio dove il cervello finalmente si spegne e tutto smette di vorticare; alle volte vorrei dormire in eterno, un sonno infinito da cui non staccarmi più, dove i sogni prendono il posto di quello che è il mondo reale che ti prende a schiaffi in ogni secondo della giornata.

Mi son sentita dire per anni, che era ora di farmi operare, d’affrontare il percorso bariatrico <in pratica la riduzione dello stomaco>, che ne avevo bisogno, era una necessità, era la mia unica strada sicura per perdere peso; peso accumulato per stress alla fin fine, il cibo era una sorta di attimo piacevole, un momento di pensieri assenti e papille gustative che, anche se per poco, annullavano tutto il resto. Mi decido, affronto la questione e? Niente finisco nell’oblio del “non sappiamo se puoi affrontarlo” in pratica mi son sentita dire per anni di farlo e quando mi decido mi mettono in attesa, tipo appesa per il collo ad aspettare il verdetto. Non che mi faccia male, stare a dieta, ma è stressante, ogni mese il controllo, l’attesa infinita di sapere se si decideranno o no a darmi questa possibilità, essere in balia di persone che “dicono” di sapere, di capire, di comprendere ma non credo che sappiano realmente quanto sia stressante l’attesa. Sapranno quanto è dura dopo, ma l’emotività che crea questa attesa è come una nube temporalesca che sta li, tuona, ma il temporale non si decide a scoppiare e tu attendi speranzoso che il tempo si decida.

Non parliamo della gamba, ormai è passato più di un anno da quando mi ammalai di Fascite necrotizzante <evitate di cercarla se non volete incubi> un batterio fetente e sconosciuto che ti divora le carni, unico modo per eliminarlo è che ti amputino la parte aggredita e come si dice via una fetta di culo vicino all’osso, nel mio caso di coscia. La cosa non sarebbe nemmeno tanto terribile, ne sono uscita viva, se non fosse per i nervi recisi. Oltre un anno di compagnia dolorosa dove le opzioni sono due o te la sopporti o ti fai passare la morfina e entri in quel paese della dolce morfina che già io che son asociale, già mi chiudo in me stessa, mi ci manca solo di lanciarmi in un limbo farmacologico che mi renderebbe fuori dal mondo, ora che il mondo lo inizio a vedere. Ma dopo oltre un anno di dolori cronici, che non si sa se e quando termineranno, inizia a essere una compagnia pesante, ci son giorni buoni e giorni meno buoni, se il tempo è brutto i giorni diventano pessimi; camminare e trovarsi che ogni passo sembra una coltellata ti sfinisce. Ogni singolo passo ed eccoli li i nervi che scaricano tutto il loro dolore lungo la gamba se va bene, verso la schiena quando va male e anche le cose più semplici della giornata diventano montagne da scalare, dolorose in ogni istante.

E questo posso anche dire che me la sono cercata, mi sono trascurata, con una forma di auto lesionismo non indifferente e già sarebbe abbastanza se non ci si mettesse il tempo, tempo che non ho, mi serve tempo per riparare anni di danni e ora è come vedere gli ultimi granelli di sabbia che cadono giù per la clessidra e ti ricordano che di tempo non ne hai poi così tanto per tornare a una vita anche solo minimamente normale. Fatico a badare a me stessa, ai miei problemi, alle mie visite che tra ospedali, psichiatra e compagnia bella sono continue, ma finisce che non sono la sola. Come si fa, ridotti fisicamente e mentalmente a uno straccio, depresso, isolato, con quella voglia di trovare solo un angolo silenzioso dove chiudersi e chiudere fuori tutto il mondo a ignorare tutto il resto?

Mamma sta come sta, ha i suoi problemi e possono solo peggiorare, papà sta sempre peggio. Medicine su medicine, visite su visite, corse in ospedale improvvise. Una mattina ti alzi e tutto va bene e non sai se arriverai a sera senza tragedie, crisi o problemi… o in alternativa, corse in ospedale per crisi improvvise, incidenti e ogni possibile sgambetto che la vita può riservare; perchè se qualcosa può andare storto, quando tutto va male, vai sicuro che andrà peggio. Ed eccomi li, in mezzo alla tempesta, che non so gestire, non riesco a gestire, mi perdo lungo la strada, la ritrovo e mi riperdo come in un labirinto ove sembri trovar la strada giusta e poi eccolo il vicolo cieco che ti costringe a guardarti  attorno e a chiederti dove sei.

Ho bisogno di una guida, mi sto perdendo e sto affogando sempre più in questo mare di problemi che non riesco a gestire tutti assieme, non vado in pezzi solo per gli anti depressivi, ma anche quelli mi tengono insieme quel tanto che basta per andare avanti. Vivere con l’ansia di ogni giorno, l’ansia del cosa succederà, cosa accadrà di disastroso, ogni mattina che apro gli occhi, che vorrei solo richiudere, rimpicciolire fino a sparire. Si oggi non riesco a scrivere di sciocchezze, di frivolezze, misteri e curiosità. Oggi non riesco a trovare qualcosa che mi distragga, anche scrivere mi fa male, male perchè ogni parola è una fitta di dolore che porta alle lacrime, che ormai ho versato a fiumi e non smettono di cadere; ogni punto, ogni virgola, ogni lettera è una fitta di dolore e la dove la voce si interrompe silenziosa, ecco che esiste la tastiera, più facile, più semplice scrivere, sfogare i pensieri, la mente, provare a svuotarla scaricando su una pagina bianca tutto l’oceano di problemi e tristezza con cui convivo.

Forse starò un po’ meglio dopo uno sfogo, forse domani ricomincerà il solito circolo vizioso dove bisogna alzarsi, mettersi una maschera del “va tutto bene non vi preoccupate” e andare avanti, quando invece interiormente ci si sente sgretolare, come tante crepe che si allargano, aumentano e stanno li pronte a sgretolarsi, attendono solo il momento per andare in pezzi definitivamente.

Il mio mondo fa schifo, io sicuramente non ho mai fatto molto per migliorarlo, ma ora sta veramente andando tutto in pezzi. Non vorrei poi molto, solo un po’ di tregua, che so già non avrò e mi rifugio nell’unico angolo di quiete, il sonno, l’unico momento ove tutto ha fine, almeno per qualche ora e dove la mente smette di vorticare senza meta.

Buonanotte.

 

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